di Dario Mione
(editoriale TCS gennaio 2015)
Il 2014 è stato senza dubbio indimenticabile per gli scacchi italiani. Fabiano Caruana, 22 anni, ha portato i colori azzurri dove non erano mai arrivati prima. Con l’impresa epica di Saint Louis, il fenomeno Fabiano è esploso nel firmamento scacchistico, trasformando l’ex “maghetto” in una minaccia concreta per l’inossidabile Magnus Carlsen. Ma non è stato solo Fab Fab a regalare emozioni da brivido. Nell’anno che ha visto il cambio della guardia sul trono italico, dove il 24enne Danyyil Dvirnyy ha lasciato il posto al 22enne Axel Rombaldoni, i giovani scacchisti di casa nostra hanno dimostrato in più occasioni tutta la loro combattività e maturità.
Ma siamo nel XXI secolo e questa generazione di 25enni, o poco meno, deve già guardarsi le spalle da una nuova schiera di giovanissimi, che promette fuochi d’artificio. A partire da Francesco Rambaldi, 16 anni il 19 gennaio, che a 15 ha ottenuto il titolo MI insieme a una norma GM; da Luca Moroni, classe 2000, MF a 13 anni e nove mesi; e, ultimo solo in ordine di tempo, da Lorenzo Lodici, anche lui classe 2000 e da poco divenuto MF. L’elenco, però, è molto più lungo (basti pensare a Francesco Sonis, maestro a 12 anni).
Queste giovanissime leve sono la dimostrazione che qualcosa sta cambiando negli scacchi: la tecnologia fa volare alti e accelera i processi di apprendimento. È un fenomeno che abbraccia tutto il mondo, dove i più elevati ritmi di crescita dei giocatori si accompagnano a una sempre più marcata ridistribuzione geografica della leadership, che dalla Russia si è spostata verso la Cina (regina alle Olimpiadi maschili), l’Europa e gli Stati Uniti. Proprio gli Usa sono stati al centro della scena nelle ultime settimane grazie a Samuel Sevian che, all’età di 13 anni e quasi 11 mesi, è diventato il più giovane GM degli Usa, polverizzando anche il record di Bobby Fischer.
Con premesse del genere, il 2015 si preannuncia ricco di emozioni. Ma, in un mondo che muta così velocemente, cosa resta dei super campioni degli ultimi anni? Dopo il ritiro di Judith Polgar, chi sarà il prossimo a lasciare la scena? In realtà non sembra che ci sia molto da preoccuparsi. Tralasciando la parentesi del match mondiale, Vishy Anand non ha mai giocato meglio – come dimostrano la vittoria al torneo dei candidati, a Bilbao e a Londra – mentre Vladimir Kramnik – che aveva annunciato il ritiro a quarant’anni, ovvero il prossimo giugno – ha giocato al Memorial Petrosian la partita della vita contro Alexander Morozevich e non sembra molto intenzionato ad appendere la scacchiera al chiodo. Non resta che vedere per quanto ancora i “vecchi” big riusciranno a reggere il confronto con gli astri nascenti, sempre più giovani e agguerriti.
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