di Roberto Messa
(editoriale TCS maggio 2015)
Gli aggettivi cominciano a scarseggiare per descrivere le gesta di Magnus Carlsen, che al torneo in memoria di Vugar Gashimov ha incasellato l’ennesima vittoria e scavato un fossato ancor più profondo tra lui e i migliori grandi maestri del pianeta. Dopo questo evento il divario tra il norvegese e il numero due del mondo si quantifica in ben 72 punti Elo, una distanza senza precedenti nella storia degli scacchi dai tempi di Bobby Fischer. In verità l’isolamento di Carlsen avviene un po’ anche per “demerito” di quella pattuglia di giocatori che da qualche mese ruota intorno a quota 2800 senza trovare un vero leader e a causa del calo di rendimento di Caruana negli ultimi sei mesi. Ed è proprio in Azerbaigian che Fabiano ha ceduto il testimone di “numero due” al quarantacinquenne Anand, un altro campione e un altro uomo per il quale gli aggettivi cominciano a scarseggiare. La carriera del fuoriclasse indiano, che per stile e personalità ha sempre lasciato ad altri la luce focale dei riflettori mediatici, avanti di questo passo diventerà qualcosa di leggendario, per la gioia dei suoi ammiratori e di chi non vuole rassegnarsi all’idea che per giocare bene a scacchi si debba essere nati nella generazione dei computer e degli smartphone.
Uno che non si rassegna a questo nuovo pregiudizio è sicuramente il nostro grande maestro Michele Godena, che ai Campionati italiani rapid di Fano ha dato prova del suo talento conquistando l’argento nel semilampo e l’oro nel lampo; in questo torneo il quarantasettenne pluricampione italiano ha concluso solitario e imbattuto dopo aver vinto le prime otto partite. Al che è difficile resistere alla tentazione di dare buoni consigli quando non si può più dare cattivo esempio: «Michele, prima muovi e poi pensa!»
Tornando alla generazione nata con lo smartphone in tasca, dobbiamo purtroppo constatare che a dispetto delle regole sempre più severe emanate dalla Federazione internazionale, c’è sempre qualcuno che lo smartphone se lo porta in bagno, come è accaduto al recente open di Dubai. La cosa inquietante è che stavolta il colpevole è un grande maestro nonché campione della Georgia e già vincitore di un ricco primo premio in un altro open di pochi mesi fa negli Emirati Arabi. Di fronte a casi come questo, dove il dolo è palesemente premeditato e sicuramente dimostrato, la squalifica per tre anni a mio avviso non basta, bisognerebbe azzerare tutta la carriera del giocatore e avviare azioni di risarcimento morale e materiale delle parti lese. Del resto anche le sette vittorie di Lance Armstrong al Tour de France sono state cancellate retroattivamente.
Il sommario del numero di maggio in formato RTF