di Dario Mione
(editoriale TCS giugno 2015)
La notizia diffusa dalla Federazione Usa il 12 maggio è di quelle che avremmo preferito non dover mai leggere. Fabiano Caruana tornerà presto a rappresentare la propria terra natìa, gli Stati Uniti, dopo dieci anni nei quali ha fatto sventolare il tricolore nell’Olimpo.
La prima reazione, naturalmente, è stata l’amarezza, per tanti motivi e soprattutto per il fatto che, almeno a brevissimo, non vedremo più la bandiera italiana nei supertornei d’élite e in cima alla graduatoria Fide.
Detto ciò, bisogna accettare un dato di fatto: era chiaro fin dall’inizio che il ritorno di Fabiano alla USCF non fosse una questione di “se”, ma di “quando”. Caruana è nato a Miami, in Florida, e ha mosso i primi passi nel mondo degli scacchi a New York. Fino al 2005, quando non era il superGM che è ora, viveva negli States ed era tesserato per la Federazione Usa. Poi si è trasferito in Europa in cerca di fortuna e, avendo doppia cittadinanza (è e resterà italo-americano), ha scelto di tesserarsi per l’Italia. La FSI lo ha sostenuto e lo ha aiutato, ma non poteva sperare di trattenerlo per sempre, anche (ma non solo) per questioni economiche. E alla fine è successo quello che doveva succedere. Purtroppo.
Se la scelta di Fabiano è a nostro avviso comprensibile, ci sfugge invece il senso del passaggio del tedesco (di origine lettone) Arkadij Naiditsch all’Azerbaigian, il cui mirino pare fosse puntato qualche mese fa proprio su Fab Fab. Il nostro ha ceduto alle lusinghe solo per quanto riguarda la squadra di club in cui giocare, ovvero la Socar invece dell’italiana Obiettivo Risarcimento Padova, ma, a quanto pare, gli azeri hanno continuato la loro ricerca di superGM per rinforzare la propria rappresentativa olimpica. E ne hanno trovato uno.
Naiditsch, la cui famiglia si era trasferita in Germania nel 1996 (quando lui aveva 11 anni), ha senz’altro a che fare con l’Azerbaigian meno di quanto Caruana abbia a che fare con gli Usa. E, a questo punto, permetteteci di rammentarvi cosa avevamo scritto nell’editoriale di due mesi fa (sic), intitolato “Libero mercato”: «Le squadre nazionali di scacchi sembrano destinate a somigliare sempre più a quelle dei club di calcio».
Tornando a Fabiano, con lui in questi ultimi anni abbiamo potuto tifare Italia e sognare ai massimi livelli. Non vediamo il motivo per cui non augurargli buona fortuna per il suo futuro, scacchistico e non. Quanto al futuro degli scacchi in Italia, lo vediamo comunque roseo. Rispetto al 2005 il movimento è cresciuto, soprattutto a livello qualitativo. E ci sembra che nuovi papabili superGM stiano già sbocciando. Auguriamo buona fortuna anche a loro e a tutti noi.
Il sommario del numero di giugno in formato RTF