di Dario Mione
(editoriale TCS gennaio 2018)
Il 2017 si è concluso in maniera piuttosto tribolata per gli scacchi italiani. Prima è arrivata la sentenza di “Scaccopoli”, con relative squalifiche per tre giocatori (tutti hanno presentato ricorso, incluso il procuratore federale), ma un solo tentativo di compravendita accertato per quanto riguarda il torneo di Montebelluna 2017, che era finito nell’occhio del ciclone.
Poi è seguita la sospensione di Nicola Pegoraro, incidentalmente ex presidente del circolo di Montebelluna, «da ogni tipo di attività federale e sportiva, ivi compresa l’attività di istruttore di scacchi», per vicende che con gli scacchi c’entrano poco (è infatti coinvolto in un procedimento penale).
Infine, il 22 dicembre, il Senato ha approvato il disegno di legge che limita a tre il numero dei mandati per tutti i presidenti delle federazioni sportive e associate al Coni. Il che, per gli scacchi, significa una sola cosa: Gianpietro Pagnoncelli, numero uno della Fsi dal 2005, riconfermato per la quarta volta nel dicembre 2016, non potrà più essere rieletto una quinta alla scadenza dell’attuale mandato, prevista per il 2020.
Su “Scaccopoli” ci preme dire la nostra solo dopo aver constatato che gli scacchisti, come qualunque altra categoria di sportivi, non sono esenti dalla “sindrome del tifoso”, neppure quando si tratta di processi. Se non abbiamo male interpretato la sentenza, gli imputati (cinque in tutto) non sono stati riconosciuti colpevoli degli illeciti sportivi più gravi loro ascritti dall’accusa, ma non sono neppure stati giudicati del tutto innocenti, tranne uno.
In sostanza, visto che pochi lo hanno fatto, vogliamo plaudere al coraggio di chi ha denunciato certi comportamenti, invitando altri che fossero a conoscenza di fatti analoghi a farsi avanti. Perché è solo così che si crea una cultura della legalità. È solo così che si può evitare che, in futuro, certe conversazioni, per quanto private, possano aver luogo. Ma quanto è privata, in fin dei conti, una conversazione in cui si parla di “mafia” (scacchistica) e di combine (reali o millantate)?
Detto ciò, e convinti che tutti meritino una seconda occasione, speriamo in futuro di non doverci occupare ancora, come rivista di tecnica e informazione scacchistica, di tribunali e sentenze. Per quelli già sono più che sufficienti gli immancabili cheater informatici (l’ultimo caso in dicembre a Benidorm, Spagna). Nel frattempo facciamo i nostri complimenti a Luca Moroni, neocampione italiano, il secondo più giovane di sempre coi suoi 17 anni: grazie a lui gli scacchi sono balzati agli onori della cronaca senza nessuno spiacevole aiuto da parte della cronaca giudiziaria.
Il sommario del numero di dicembre in formato RTF