di Dario Mione
(editoriale TCS marzo 2018)
Nessuno l’ha visto, semplicemente perché non è stato ancora giocato. E quasi tutti sembrano essersene dimenticati. Di che parliamo? Del match per il titolo femminile fra le cinesi Zhongyi Tan, vincitrice del Mondiale a eliminazione diretta del febbraio 2017, e Wenjun Ju, prima classificata nel Grand Prix Fide 2015-2016.
Ma facciamo un salto indietro e vediamo di riassumere. A partire dal 2010 la Fide aveva stabilito di far disputare il Mondiale femminile con cadenza annuale, alternando un torneo con formula knock-out (negli anni pari) a un match fra la vincitrice di quest’ultimo e quella del Grand Prix femminile (in quelli dispari). Già in precedenza non sempre era filato tutto liscio, ma soprattutto dal 2016 la situazione ha cominciato a precipitare: prima la campionessa in carica Yifan Hou si era defilata dal ciclo di qualificazione, suggerendo di “copiare” la formula usata per il titolo assoluto, ma rimanendo inascoltata; poi il Mondiale ko, inizialmente previsto nell’ottobre di tale anno, era stato posticipato di quattro mesi.
A marzo 2017 la Federazione aveva aperto la procedura d’offerta per ospitare il match fra le due cinesi, ma a un anno di distanza nessuna offerta è stata ufficialmente presentata, neppure da parte del Paese d’origine delle giocatrici. E così la sfida, prevista originariamente per la fine del 2017, è stata posticipata a data e sede da destinarsi e tuttora non è presente nel calendario Fide. Ma c’è un problema: entro la fine del 2018, almeno teoricamente, dovrebbe svolgersi nella “solita” Khanty-Mansiysk anche il Mondiale femminile a eliminazione diretta. Facile ipotizzare l’ennesimo duplice rinvio, che certo non giova all’immagine e alla credibilità del massimo organismo scacchistico internazionale.
Il quale, come se non bastasse, deve ora affrontare problemi ben più gravi. Entro il mese di aprile la banca svizzera UBS intende chiudere il conto della Fide, in virtù del fatto che il presidentissimo Kirsan Ilyumzhinov si trova dal 2015 sulla lista nera del Dipartimento del tesoro degli Stati Uniti per i suoi legami con il governo e la banca della Siria. Trasferire i propri soldi su un altro conto si preannuncia tuttavia un’operazione piuttosto difficile per la Federazione, soprattutto in Svizzera, dove la maggior parte degli istituti di credito preferisce non avere a che fare con denaro “a rischio”. Dunque? Come sempre non resta che incrociare le dita e consolarsi con gli scacchi giocati. E stavolta, in particolare, con la vittoria di Magnus Carlsen in un supertorneo (il Tata Steel) dopo un anno e mezzo di digiuno. Bentornato campione.
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