di Dario Mione
(editoriale TCS luglio/agosto 2018)
Definirla “fine di un’era” non è esagerato. Il 27 giugno la Federazione russa ha designato ufficialmente Arkady Dvorkovich, ex vice primo ministro ed ex assistente del presidente del governo russo, quale proprio candidato alla presidenza Fide, scaricando di fatto Kirsan Ilyumzhinov. Il quale, tempo due giorni, ha annunciato il proprio ritiro dalla bagarre elettorale.
Ilyumzhinov era diventato presidente nel 1995; nel corso della sua “reggenza” aveva fra l’altro inaugurato la serie dei mondiali-lotteria, durata dal 1999 al 2006, e riunificato la corona sotto l’egida Fide, ricucendo la strappo operato da Kasparov e la “sua” PCA nel 1993 con il match Kramnik-Topalov del 2006 (quello del toilette-gate). I problemi per re Kirsan erano iniziati nel 2015, quando era stato inserito nell’elenco dei sanzionati dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti per aver fornito supporto al governo siriano. Problemi che sono divenuti insormontabili quando, lo scorso 1 maggio, la banca svizzera UBS aveva chiuso il conto della Fide a causa della perdurante presenza di Ilyumzhinov nella “black list”. Poco dopo, il greco Georgios Makropoulos, che di fatto aveva assunto le funzioni di presidente dal 2015, aveva annunciato la propria candidatura, prendendo così ufficialmente le distanze dall’uomo a cui aveva prestato servizio per decenni; a ruota anche l’inglese Nigel Short, ex vicecampione del mondo PCA (battuto da Kasparov nel 1993), aveva deciso di entrare in lizza per la poltrona.
Di certo, dunque, dal prossimo 3 ottobre la Fide avrà un nuovo presidente, probabilmente Dvorkovich oppure Makropoulos, sicuramente favoriti rispetto a Short. E pochi, probabilmente, rimpiangeranno Ilyumzhinov, personaggio da sempre controverso: il calmucco da un lato è stato un abile diplomatico, che ha investito milioni negli scacchi; dall’altro hanno suscitato forti perplessità le sue sbandierate visite a noti dittatori, senza contare certe sue affermazioni letteralmente ai confini della realtà, come quella di essere stato rapito dagli alieni.
Se sul piano politico c’è chi va, sotto il profilo agonistico si affaccia sulla scena delle star internazionali un volto più o meno nuovo: Rameshbabu Praggnanandhaa, indiano originario di Chennai (come un certo Anand), è divenuto a 12 anni, 10 mesi e 13 giorni il secondo più giovane grande maestro della storia (dopo Sergey Karjakin, che aveva ottenuto il titolo 3 mesi e 13 giorni prima). Ha compiuto l’impresa in Italia (a Ortisei), dove peraltro aveva ottenuto anche la prima norma. In attesa che il Belpaese sforni un superGM, accontentiamoci per ora che una nuova stella vi abbia legato in qualche modo l’inizio della sua ascesa.
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