di Roberto Messa
(editoriale TCS settembre 2018)
Luca Shytaj e Pier Luigi Basso sono i due nuovi grandi maestri italiani. Il primo ha completato l’iter per la conquista del titolo in luglio in Francia, il secondo ha conquistato la terza ed ultima norma a Ferragosto a Spilimbergo. Luca ha 32anni e nella sua professione di biologo ha svolto ricerche di altissimo livello, ma gli scacchi sono il suo grande amore… infatti lui, dilettante di lusso, tre anni fa ha sposato una professionista, la grande maestra tedesca Elisabeth Paehtz, e ora vive in Germania.
Pier Luigi invece è un giovane professionista, ha vent’anni ed è cresciuto nel vivaio del Nord-est, in quel circolo Vergani di Montebelluna che continua a sfornare campioni e campioncini, come i gemelli Leonardo e Antonio Loiacono, primo e secondo ai campionati italiani under 16 di Scalea. Dopo la squalifica per cinque mesi alla fine del 2017, Pier Luigi ha dichiarato di voler voltare pagina e lo ha fatto nel modo più bello, raccogliendo i frutti del duro lavoro quotidiano alla scacchiera, occupazione alla quale si dedica con impegno e costanza, come riferiscono persone che lo conoscono da vicino. Saper superare gli scivoloni e affrontare i sacrifici che una scelta professionistica impone, negli scacchi come in qualsiasi altra disciplina, è il miglior viatico per una carriera lunga e positiva, ed è ciò che auguriamo a Pier.
Il fatto che la promozione di Basso a grande maestro sia avvenuta a Spilimbergo, premia gli organizzatori del torneo friulano, che per la prima volta ha sfondato il traguardo dei trecento partecipanti, un numero che nei festival italiani non si vedeva da troppi anni. Gli organizzatori italiani sono bravi e anche in questa estate che sta per finire abbiamo assistito a molti eventi di qualità, sia sotto il profilo tecnico che sotto quello non meno importante dell’accoglienza e della cura dei dettagli. Tuttavia l’alto numero dei festival e dei tornei open, sia nel formato classico di otto giorni sia soprattutto nelle infinite formule weekend, finisce inevitabilmente col comprimere la partecipazione nei singoli eventi, perché il numero degli agonisti non cresce con lo stesso ritmo, anzi ristagna da anni per quel che riguarda i tesserati adulti. Il che sembra condurre verso una preoccupante polarizzazione, in cui il buon agonista dilettante si sente schiacciato tra i professionisti e i giovanissimi in rapida crescita, i quali spesso hanno punteggi Elo ben lontani dalla loro forza reale. Meriterebbe pensarci, perché come in qualsiasi altro sport o attività del tempo libero, tutto si regge sulla fascia intermedia dei praticanti e degli appassionati. E voglio dire proprio tutto il “sistema”, dalla federazione ai club, dagli istruttori ai dirigenti e operatori di ogni tipo.
Il sommario del numero di settembre in formato RTF