di Dario Mione
(editoriale TCS dicembre 2018)
È andata come era lecito credere che sarebbe andata. Dopo essersi annullati a vicenda per dodici partite, tutte patte, Magnus Carlsen e Fabiano Caruana hanno concluso il match per il titolo mondiale agli spareggi rapid, dove il norvegese ha surclassato lo sfidante, infliggendogli un secco 3-0.
Il punteggio del tie-break è stato fin troppo severo, ma resta il fatto che Carlsen si è confermato campione del mondo (rapid, ha ironizzato qualcuno) e lo ha fatto allo stesso modo di due anni fa, quando a venire sconfitto agli spareggi era stato il russo Sergey Karjakin.
C’è chi ha definito noiosa la sfida mondiale, chi ha usato aggettivi ancor meno lusinghieri. Certo il fatto che il risultato non si sia mai sbloccato non ha contribuito a renderla pepata; ha rispecchiato però lo stile e l’equilibrio fra i contendenti. E del resto il rispetto (timore?) reciproco sembra avere frenato campione e sfidante dal prendere decisioni magari più coraggiose in alcuni frangenti, ma i due non si sono risparmiati. Semplicemente anche loro possono sbagliare e nell’era dei computer non ci si può aspettare di assistere, in una partita fra i due migliori giocatori al mondo, a sacrifici “romantici” come nell’Ottocento o “a la Tal”. Bisognerà farsene una ragione, almeno finché la formula del mondiale rimarrà quella attuale; o fino a che si tratterà di scacchi tradizionali e non, ad esempio, di Fischer-random.
La sfida di Londra, aspetto agonistico a parte, ha anche fatto emergere un fenomeno sempre più riprovevole e diffuso anche nel nostro ambiente: l’insulto libero e gratuito sul web. Su diverse piattaforme gli utenti potevano scrivere la propria (in chat) durante la diretta delle partite e dire che si siano letti commenti abominevoli è un eufemismo. Non è tollerabile, fra l’altro, che le commentatrici ufficiali del match (Judit Polgar e Anna Rudolf) siano state vittima di insulti sessisti e di ogni altro genere. Come non si può tollerare che una discussione sui social (per lo più Facebook) degeneri in una rissa verbale, con illazioni infondate all’indirizzo dei protagonisti (“il match è truccato, si sono messi d’accordo!”). È necessario davvero darsi una calmata, tutti. Sennò del “nobil giuoco” non rimarrà davvero niente.
Per concludere non possiamo non menzionare il fatto che in parallelo al Mondiale assoluto si è svolto quello femminile ko. E facciamo i complimenti a un’altra campionessa che si è confermata tale, la cinese Wenjun Ju. Dal 2019 anche le donne avranno un loro torneo dei Candidati e non saranno più costrette ai “tornei lotteria”. Era ora. Nell’attesa… buone feste a tutti!
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