di Dario Mione
(editoriale TCS giugno 2019)
In principio fu Clarice Benini. Classe 1905, campionessa italiana femminile nel 1938 e 1939 (durante la guerra e fino al 1973 il torneo non fu più disputato), seppe competere ai massimi livelli internazionali nella prima metà del secolo scorso, al punto da classificarsi seconda, alle spalle dell’indiscussa regina Vera Menchik, al Mondiale femminile di Stoccolma nel 1937. Nel 1950 la Fide le conferì il titolo di maestro internazionale femminile e, pur abbandonando progressivamente la carriera, Clarice seppe farsi valere ancora in diversi tornei negli anni Cinquanta e Sessanta, incluse alcune edizioni del campionato italiano assoluto. Ad oggi viene ancora considerata la più forte giocatrice azzurra di tutti i tempi.
Negli anni Settanta fu il turno di Rita Gramignani e Barbara Pernici, che si contesero lo scettro di regina fino all’inizio del decennio successivo; Rita continuò a giocare fino all’inizio degli anni Novanta, conquistando in tutto nove titoli nazionali (un record finora imbattuto), mentre Barbara abbandonò la carriera dopo aver vinto il suo quinto titolo nel 1981 e la medaglia d’oro individuale in prima scacchiera alle Olimpiadi di Lucerna del 1982.
Dopo di loro tante giocatrici si sono alternate alla guida dello scacchismo italiano femminile (ricordiamo per lo meno Alessandra Riegler, quattro titoli dal 1994 al 1998), ma mai come ora sembra che il movimento sia in grado di spiccare il volo per ritagliarsi uno spazio nel panorama internazionale. Anche se, sulle tempistiche, la numero uno azzurra Marina Brunello non si esprime: «Per ora l’Italia ha zero possibilità di salire sul podio, sia all’Europeo a squadre sia all’Olimpiade, però sarebbe veramente un sogno un giorno riuscirci», ci ha detto, fra l’altro, in una lunga intervista: «Probabilmente anche nei prossimi anni mi dedicherò agli scacchi e vedere i risultati non solo a livello personale, ma anche come Nazionale, sarebbe fantastico».
La bergamasca, 25 anni il 16 giugno, sta attraversando un periodo d’oro: da ottobre a maggio ha, nell’ordine, conquistato una medaglia d’oro individuale alle Olimpiadi (seconda italiana nella storia dopo Pernici), il suo secondo titolo nazionale, la qualificazione alla Coppa del mondo femminile, il suo sesto titolo nazionale a squadre e la promozione a maestro internazionale. Insieme a Olga Zimina, Elena Sedina e alle campionesse del passato più recente, l’auspicio è che Marina possa fare la differenza, invogliando altre ragazze a seguire i suoi passi. Senza dimenticare che, per raggiungere la vetta, la strada è lunga e faticosa e nulla è dovuto. In bocca al lupo!
Il sommario del numero di giugno in formato RTF