Un Kasparov euforico, rilassato e socievole, ha detto
molte cose interessanti nella breve conferenza stampa che
ha improvvisato subito dopo l'ultimo turno delle
Olimpiadi di Bled. Devo dire che è che impressionante
sentirlo parlare: in perfetto inglese, brillante, diretto
e determinato, quasi ogni sua parola fosse una mossa di
una immaginaria partita a scacchi. Ecco le battute più
significative di questo incontro con la stampa, che si è
aperto con un commento sulla sua prestazione:
"È la sesta Olimpiade a cui partecipo e la
sesta vittoria con l'URSS prima e con la Russia poi. Mi
piacerebbe eguagliare il record di Petrosian, che è di 8
vittorie".
A una domanda sui tempi di riflessione sempre più
veloci, ha risposto:
"Data la mia ottima prova individuale in questa
Olimpiade, che cancella il "disastro" del match
Russia-Resto del Mondo, in cui ero distratto da svariati
compiti organizzativi, mi trovo nelle migliori condizioni
per criticare questa terribile cadenza di gioco (90
minuti più 30 secondi di incremento). Grazie alla mia
preparazione nelle aperture e alla superiore velocità di
calcolo, questa cadenza mi favorisce sul piano dei
risultati, ma come giocatore ho la responsabilità di
difendere la qualità del gioco, che in questo modo è
fortemente sacrificata. Devo ammettere che anche nelle
mie partite qui a Bled ci sono stati molti errori".
La vera "bomba" è arrivata quando ha accennato
al suo futuro:
"Ho intenzione di abbandonare il professionismo
tra due o tre anni. Se mi guardo intorno vede sempre più
giocatori giovani - basti pensare che Judit Polgar in
questa Olimpiade era la veterana della squadra ungherese
- e mi rendo conto che negli scacchi moderni diventa
sempre più impegnativo rimanere ai massimi livelli. In
particolare, col passare degli anni, mi sento più
vulnerabile sul piano psicologico: per una buona mossa
divento euforico, per un errore mi abbatto più
facilmente, il tutto con maggior dispendio di energie
nervose".
La sua opinione sui controlli antidoping è netta e, una
volta tanto, allineata a quella della maggioranza dei
grandi maestri:
"Considero i controlli antidoping una cosa
stupida e inutile, almeno fino a quando non si dimostrerà
che vi sono sostanze in grado di migliorare le
prestazioni scacchistiche. Tanto più assurdo è
utilizzare la lista delle sostanze proibite dal CIO per
gli sport fisici. Bisognerebbe invece cominciare a porsi
seriamente il problema della possibilità di ricevere
aiuti esterni da un computer o da altri giocatori
collegati mediante le nuove tecnologie!"
Riguardo alla politica scacchistica, non ha smentito il
suo ben noto pragmatismo (e Bled è stata sede, per tutta
la durata delle Olimpiadi, di febbrili consultazioni e
trattative ai massimi livelli):
"Sono stati fatti grandi passi avanti, ma
l'unificazione non avverrà solo grazie alle proposte di
Seirawan, ai buoni uffici del presidente Ilyumzhinov, o
alla mia disponibilità. Ci vuole tempo per negoziare e
tutti noi che siamo parte in causa dovremo accettare dei
compromessi, dobbiamo creare una struttura per il
campionato del mondo unificato e ci sono tante cose di
cui dovremo discutere".
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