Giacca e cravatta inappuntabili, grande disponibilità a
rispondere a tutti, a firmare autografi fuori programma e
a posare per foto ricordo, sempre sorridente e di buon
umore. Venerdì scorso Garry Kasparov, all'incontro di
presentazione delle Olimpiadi di scacchi 2006 e del suo
nuovo libro "I miei grandi predecessori - Volume 2"
(edito in Italia da Ediscere), non è parso neppure per un
attimo corrispondere al soprannome che gli è stato
affibbiato anni or sono, "l'orco di Baku",
quando divorava gli avversari - sulla scacchiera e, sia
pure non letteralmente, anche fuori -. Del resto, aprendo
il suo lungo discorso, ha subito avvertito: "Sono
rimasto colpito per la calda accoglienza ricevuta e, devo
dire, mi sento un po' strano questa mattina".
Nell'Atrium di piazza Solferino, struttura appositamente
allestita a Torino in vista delle olimpiadi invernali
2006, le attenzioni e le domande sono state tutte per
lui, che è riuscito a richiamare, come sempre, anche i
non addetti ai lavori - nella sala conferenze c'erano gli
inviati delle principali testate nazionali e di numerosi
canali Tv -. Affiancato dal sindaco di Torino Sergio
Chiamparino e da Paolo Fresco, presidente del comitato
organizzatore delle olimpiadi e grande appassionato di
scacchi, Kasparov ha parlato in un inglese molto
spigliato, rispondendo in tono sempre pacato, a volte
ironico, alle domande su presente e futuro degli scacchi,
sui suoi impegni e progetti, senza risparmiare
frecciatine all'ex pupillo Kramnik, reo di non avergli
mai concesso un match di rivincita dopo averlo sconfitto
nel 2000, e bacchettate alla Fide, tuttora incapace di
attirare adeguate sponsorizzazioni per i propri eventi di
rilievo e, soprattutto, di annunciare gli stessi con il
dovuto anticipo.
"ITALIANI,
GIOCATE DI PIU'" - E' il titolo
dell'articolo relativo alla conferenza stampa di Torino
apparso il 15 maggio sul Corriere della Sera. In effetti,
se proprio non ha usato queste parole, il sotteso del
discorso d'apertura di Garry non è stato molto diverso:
"Finora sono venuto in Italia per un solo evento in
tutta la mia carriera, il supertorneo di Reggio Emilia
1992/1993", ha ricordato il campionissimo russo.
"Mi fa un po' tristezza pensare che un Paese con una
tradizione culturale così rilevante e un'importanza
politica e finanziaria tanto evidenti non abbia ancora
potuto mostrare il meglio di sè e sviluppare le proprie
potenzialità nel campo degli scacchi. E' anche un po'
strano, considerando che l'Italia è stata la culla degli
scacchi quattrocento anni fa. Spero che adesso sia giunto
il momento di ridare nuova linfa a questo grande gioco in
questo grande Paese e mi auguro che le mie visite a
Torino e a Bologna diano il loro contributo in tal senso".
Garry si è anche sbilanciato in suggerimenti: "E'
chiaro che nessuna promozione può essere portata avanti
senza che ci sia un evento di rilievo e credo proprio che
le Olimpiadi di Torino 2006 possano rappresentare la
grande occasione per lo sviluppo degli scacchi in Italia.
Il comitato organizzatore ha due
anni per fare in modo che questo evento sia più grande
di quelli che l'hanno preceduto e credo sia importante
utilizzare questi due anni per creare sostegno alla città
di Torino e per organizzare eventi che fungano da traino".
Altro punto importante, anzi determinante, l'introduzione
degli scacchi nelle scuole italiane, a cui Kasparov darà
il proprio sostegno: "Nei prossimi due anni potremmo
sfruttare il richiamo delle Olimpiadi con le autorità
scolastiche e con gli insegnanti per introdurre e
diffondere l'insegnamento degli scacchi nel sistema
dell'istruzione italiana. Secondo me gli scacchi sono uno
dei migliori metodi educativi e hanno due pregi: sono
molto economici e hanno un grande impatto sui bambini.
Oltre a stimolare la logica, questo è abbastanza
evidente, sviluppano le abilità di calcolo e la
creatività. Inoltre, fattore molto importante, aumentano
il senso di responsabilità, qualità fin troppo
trascurata all'interno del nostro sistema educativo.
Giocando a scacchi si può contare solo su se stessi: si
devono affrontare le conseguenze delle proprie azioni e
si perderà se si sono fatte delle mosse sbagliate.
Inoltre gli scacchi possono costituire un modo di
avvicinarsi al computer, dato che Internet è ideale per
giocare. Perciò mi sembra ovvio, considerati i progressi
tecnologici che sono stati raggiunti dall'Italia in
questo campo, abbinare il gioco degli scacchi con questi
strumenti estremamente avanzati. E credo, in sintesi, che
vi siano tutti gli ingredienti per promuovere gli scacchi
e per fare delle Olimpiadi 2006 un grande successo".
Olimpiadi che, ha ricordato Kasparov, saranno le prime
dopo ventiquattro anni a disputarsi nuovamente
nell'Europa occidentale: "Dal 1980 ho giocato otto
volte in questo evento, quattro per l'Unione Sovietica e
quattro per la Russia, vincendo otto medaglie d'oro, ma
devo dire che è dal 1982 che non si disputa un'Olimpiade
di scacchi nel cuore dell'Europa occidentale: l'ultima
volta è stato a Lucerna, in Svizzera".
IL
PROGETTO "CHESS IN SCHOOL" - Oltre
che grande campione, per qualcuno il più grande di tutti
i tempi, Kasparov è anche il divulgatore numero uno
degli scacchi nel mondo. E non solo perché gli eventi di
cui è stato protagonista, su tutti i match uomo-computer,
hanno avuto sempre una grande eco, ma anche nel senso che
Garry ha contribuito in prima persona ad attivare un
progetto denominato "Chess in school". "L'esperienza
fatta negli Stati Uniti dimostra l'importanza del ruolo
positivo degli scacchi nell'età evolutiva", ha
commentato il campione russo. "E' un po' difficile
avere dei dati precisi, ma si può dire che circa
quindicimila scuole hanno aderito al progetto. A
differenza di altri sport, una delle qualità positive
degli scacchi è quella di non fare differenze di
religione, razza, reddito, ceto sociale. Voglio dire che,
ad esempio, a New York gli scacchi sono stati introdotti
sia nelle scuole dei ghetti più poveri come Harlem e il
Bronx, sia nelle scuole più esclusive della città. E'
stato dimostrato che il rendimento scolastico delle
classi in cui è stato inserito l'insegnamento degli
scacchi è risultato decisamente superiore a quello delle
classi che non hanno aderito al progetto. Gli stessi
genitori si sono dimostrati molto desiderosi di inserire
gli scacchi come una materia, un'attività extra per i
loro figli, proprio perché ne hanno visto l'influenza
positiva, i risultati ottenuti. E senza rischiare di
essere arrogante vorrei dire che gli scacchi sono uno dei
giochi che maggiormente possono servire a sostituire
quelle attività in cui non si usa la testa, ma serve
solo la manualità. Credo che il ventunesimo secolo debba
essere un secolo all'insegna dell'intelletto e
dell'intelligenza, perché ritengo che l'intelletto e
l'intelligenza saranno fondamentali per determinare il
successo della nostra civiltà, quindi sarà molto
importante in questo senso il ruolo degli scacchi nella
società".
CARA
FIDE, QUANTI PASTICCI FAI - Sia pure meno
critico rispetto a quanto non sarebbe stato tre anni fa,
quando la scissione non era ancora ricucita, Kasparov non
ha lesinato qualche frecciata alla Federazione
internazionale. Rispondendo a una domanda sui suoi
impegni futuri, Garry ha detto che "il calendario
scacchistico è un po' incasinato. Posso solo parlare
degli eventi che riguardano le prossime quattro settimane:
dal 9 al 16 giugno, a Mosca, si terrà il Memorial
Petrosian, in cui alcuni dei migliori grandi maestri
russi affronteranno una rappresentativa mondiale. Vi
prenderanno parte diversi giocatori della top ten
mondiale fra i quali Vishy Anand, Peter Leko, io stesso e
Boris Gelfand". Il campione russo ha rincarato la
dose subito dopo, riservando una stoccata anche a
Vladimir Kramnik: "Purtroppo l'accordo di Praga del
2002 per la riunificazione non è stato ancora messo in
pratica e sono molto pessimista sul fatto che possa
esserlo nell'immediato futuro. L'incapacità
della Fide di rispettare il proprio calendario e di
organizzare grandi eventi non è assolutamente di aiuto
in questo senso. Ma devo anche aggiungere, a favore della
Fide, che non c'è grande interesse da parte dei migliori
giocatori in questa riunificazione, perché la maggior
parte, Kramnik in testa, aspettano con ansia che Kasparov
si ritiri. Io d'altro canto sono qui in attesa di vedere
come si evolveranno gli eventi: se avrò la possibilità
di dimostrare che sono il numero uno metterò in campo
tutta la mia energia. Di certo quello che posso
anticipare adesso è che sarei molto felice di
festeggiare nel 2005 il mio ventesimo anno come miglior
giocatore al mondo". Quanto a Kramnik, "definirlo
campione del mondo adesso sarebbe un'esagerazione, perché
ha vinto il match con me quattro anni fa e da allora ha
fatto di tutto per non incontrarmi".
Sempre a proposito di riunificazione, Kasparov è stato
ben poco rassicurante riguardo al suo match con il
vincitore del mondiale di Tripoli: "Se si svolgerà?
Vorrei poterlo sapere anch'io. Sto seduto qui in attesa
di notizie. Mi piacerebbe poter essere il 6 dicembre alla
prima della Scala di Milano con mia madre (Clara
Kasparova è grande appassionata ed esperta di lirica,
ndr), ma chissà che la Fide non scombini i miei piani.
Spero quanto prima di essere di nuovo in grado di
pianificare i miei impegni con un anticipo di sei, dodici
mesi, come accadeva un tempo. Per adesso il calendario
degli eventi è molto fluido".
Gli impegni di Kasparov, d'altra parte, non sono solo
scacchistici. Da personaggio eclettico qual è, Garry ha
molti altri interessi, su tutti la politica: "Mi
sono attivato nel sostenere l'opposizione al presidente
Vladimir Putin e credo che giocherò un ruolo attivo in
questo senso in futuro (alle elezioni russe del 2008, ndr)".
Se anche dovesse fallire i suoi intenti in campo politico
nazionale, comunque, l'orco di Baku non ripiegherebbe mai
sulla politica scacchistica: "Candidarmi presidente
Fide? Finora la Federazione è stata assolutamente
incapace di trovare sponsorizzazioni e non ho mai pensato
né penso che in futuro cercherò di cambiarla
candidandomi alla sua presidenza. Io credo che sia un
peccato che la maggiore federazione di scacchi non sia
mai riuscita veramente a entrare nel circuito delle
sponsorizzazioni commerciali, rendendo così gli scacchi
un vero e proprio sport professionistico".
"I
MIEI GRANDI PREDECESSORI" - Pretesto e
motivo principale della visita di Kasparov in Italia è
stata la presentazione del secondo dei cinque volumi
della sua ambiziosa opera, "I miei grandi
predecessori". Non solo e non tanto una raccolta di
partite minuziosamente analizzate, ma soprattutto una
monumentale storia delle idee e dei campioni di scacchi.
"Quando ho deciso di iniziare il progetto de 'I miei
grandi predecessori' non avevo idea della sua dimensione",
ha ammesso Garry. "Inizialmente pensavo a un paio di
volumi, poi sono diventati tre e adesso cinque. Del
resto, quando si affronta un progetto così ambizioso
come ricostruire la storia delle idee negli scacchi, non
ci si può permettere il lusso di accantonare neanche uno
dei grandi giocatori. A giugno sarà pronto per la
pubblicazione il terzo volume, che si fermerà a Fischer,
mentre tra un anno arriverà il quarto, che presenterà
Karpov, Korchnoj e la rivoluzione delle aperture negli
anni Settanta. Il volume cinque, infine, presenterà
tutti e cinque i miei match contro Karpov: uscirà più o
meno in coincidenza con le Olimpiadi di Torino. Poi penso
che pubblicherò un paio di volumi sulle mie migliori
partite e infine c'è un altro libro che ho in mente e
che riguarda le sfide tra uomo e macchina. Come si può
vedere il mio progetto editoriale va avanti fino al 2008-2009".
Quanto agli obiettivi del progetto, uno dei principali
"è di fare in modo che tutte le partite famose, le
immortali, siano riviste anche alla luce delle nuove
tecnologie. Devo dire che più ci siamo addentrati nelle
analisi e più cose sono emerse: non è stata un'analisi
scacchistica fine a se stessa, è cambiata proprio
l'intera visuale delle partite.
Un fatto positivo è che adesso, grazie alle nuove
tecnologie, c'è la possibilità anche per i semplici
amatori di fare nuove scoperte riguardo alle partite del
passato. Sulla base delle segnalazioni ricevute, entro la
fine dell'estate ho intenzione di apportare delle
modifiche al primo volume, perché ci sono già
centocinquanta rettifiche da fare. Credo che per il
secondo volume questo numero sarà molto più ridotto,
perché il mio team ha utilizzato tecnologie informatiche
sicuramente più sofisticate, ha speso più tempo e ha
controllato approfonditamente le varianti. Io considero
questo lavoro un modo per creare il terreno affinché
tutti i giocatori possano aiutarci a scrivere e
riscrivere la storia degli scacchi per quella che è
veramente stata. Quindi è un processo che non finisce
mai e che certamente non terminerà neppure quando avrò
scritto il volume numero cinque".
Riguardo a preferenze per un campione in particolare fra
quelli che lo hanno preceduto, Kasparov ha ribadito
quella nei confronti di Alekhine, "quanto allo stile",
e ha ricordato "il rapporto di grande amicizia con
Mikhail Tal", ma ha tenuto a precisare: "Ho
incontrato e affrontato molti giocatori dei quali parlo e
altrettanti non ho avuto modo di incontrarli, perché
sono scomparsi prima ancora che io nascessi o cominciassi
a giocare. Ma nel parlare di questi giocatori e del
contributo che hanno dato alla storia degli scacchi ho
tentato di evitare ogni coinvolgimento emotivo. Così
posso garantire che nel volume quattro potrete leggere
quanto di meglio ha fatto Karpov durante la sua carriera".
KASPAROV
LO SCACCHISTA - Prima di concedersi al
pubblico e alla firma di autografi, Garry ha parlato di sè
e della sua educazione, soprattutto in risposta alle
domande dei giovanissimi studenti di una scuola
elementare di Torino presenti all'incontro. "Ho
cominciato a giocare a cinque anni, ma non ho imparato a
scuola. E' un grosso fraintendimento il fatto che nel
sistema scolastico sovietico fossero inclusi gli scacchi.
Il sistema però ha sempre avuto una rete di selezione
molto efficace ed è stata questa selezione che ha
permesso di far emergere un Karpov o un Kasparov. Era
nell'interesse del regime comunista mantenere questa
predominanza sovietica nel mondo degli scacchi: non c'era
assolutamente nessun interesse dal punto di vista
dell'istruzione o dell'educazione. In effetti devo dire
che la Russia di oggi, non la grande Unione Sovietica,
non ha dei forti giocatori di scacchi nell'età
dell'adolescenza. Ci sono dei grandi giocatori che vanno
dai ventuno ai quaranta - alla mia età -, ma se si
scende sotto questa soglia allora è probabile che ci
saranno dei problemi in futuro". Quanto al segreto
del suo successo, infine, il campione russo ha svicolato:
"Il segreto è che ci sono ventiquattr'ore al giorno
e sta alla propria disciplina e alla propria produttività
stabilire il modo in cui utilizzarle. In base ai miei
parametri, io ritengo di sprecare tuttora del tempo, ma
ne trovo ancora a sufficienza per gli scacchi. Grazie a
mia madre ho imparato a essere molto disciplinato, a
concentrarmi, a focalizzarmi su ciò che devo fare,
quindi non ho mai sofferto la sensazione che mi mancasse
il tempo, nonostante le tante attività che svolgo. Per
me ciò che più conta è la motivazione, la
determinazione, quindi nella misura in cui mantengo la
mia passione per il gioco non sento che mi manca il tempo".
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