di Roberto Messa
(Editoriale TCS gennaio 2010)
L’anno nuovo si apre con una notizia rosea: Marina Brunello ha conquistato il titolo di Maestro Internazionale femminile.
Si tratta di una promozione annunciata, dopo le buone performance del 2009, ma la cosa che mi sembra più significativa è il balzo della giovanissima bergamasca a quota 2217, un punteggio Elo che colloca Marina Brunello al quinto posto in Europa e all’ottavo nel mondo tra le giocatrici under 16.
Va bene, obietterà qualcuno, ma in fondo questi titoli femminili che senso hanno negli scacchi? Quando nel 2006 Marina conquistò gli onori della cronaca, entrando a undici anni nella nazionale italiana femminile alle Olimpiadi di Torino, una lettrice scrisse al Corriere della Sera chiedendosi se gli scacchi fossero rimasti al Medioevo, al punto da considerare le donne incapaci di competere con gli uomini sul piano della pura “intelligenza”.
Naturalmente la lettrice non sapeva che negli scacchi esistono in realtà campionati “assoluti” (ai quali partecipano uomini e donne indistintamente) e campionati “femminili” la cui sopravvivenza si giustifica con la volontà di favorire e promuovere una maggiore partecipazione delle donne, la cui presenza è notevolmente aumentata negli ultimi decenni, ma è ancora fortemente minoritaria. Eppure non è lontana l’epoca in cui Judit Polgar e le sorelle Zsuzsa e Sofia affrontarono il rischio di pesanti sanzioni e divieti da parte della Federazione scacchistica ungherese, perché il padre Laszlo si rifiutava di farle partecipare ai tornei femminili, convinto che per sviluppare tutto il loro potenziale anche le scacchiste dovevano confrontarsi con gli avversari più forti, evitando gli ingannevoli privilegi delle “quota rosa”. Erano i primi anni Ottanta e alcuni “muri” dovevano ancora crollare…
In questo numero presentiamo un paio di partite vinte della grande maestra russa Alexandra Kosteniuk contro Carlsen e Anand all’ultima edizione del campionato del mondo lampo. Alexandra viene spesso indicata come il prototipo di quella schiera di giovani scacchiste che fa leva anche sulla femminilità per sfruttare quei meccanismi mediatici ormai ben noti in tutti gli sport, ma le sue partite mettono ben in chiaro, se ce ne fosse bisogno, che Alexandra innanzitutto gioca molto bene a scacchi!
Ritornando a Marina Brunello, c’è un bel dato che non presta il fianco a nessuna forma di sessismo: nelle graduatorie under 16 assolute (includendo cioè maschi e femmine) è al terzo posto in Italia, al 75º in Europa, al 103º nel mondo. Complimenti!