di Dario Mione
(Editoriale TCS marzo 2012)
Nel 1992 la generazione anni ’60, quella dei vari Godena, Arlandi, Borgo, ecc., i giocatori che negli anni ’80 costituivano le promesse dello scacchismo italiano, era matura e rappresentava già il presente. Il problema era che, in quell’anno e in quelli immediatamente a venire, nessun nuovo campione si profilava all’orizzonte. La generazione anni ’70, a livello under 20, non ha mai brillato e anche in seguito, salvo qualche raro caso di sbocciatura tardiva, ha prodotto pochi giocatori di livello: fra loro l’unico stabilmente fra i top 20 della graduatoria azzurra è Duilio Collutiis, classe 1976. Insomma, negli scacchi italiani c’è stato un buco di circa un ventennio prima che, nel 1989, arrivassero (nascessero) i vari Brunello, Vocaturo, Denis Rombaldoni e Ronchetti. E dopo tanta attesa c’è stato un vero e proprio boom di talenti: tanto che, proprio nel succitato 1992, è nata una generazione che sembra destinata a successi ancora maggiori rispetto a quelli (già brillanti) dei loro fratelli maggiori.
Il paragone non è casuale. Axel Rombaldoni è arrivato al titolo MI con un po’ di ritardo rispetto al fratello Denis, ma sembra volerlo precedere nella conquista di quello GM: dopo un 2011 di alti e bassi, che lo ha visto protagonista in agosto al mondiale U20 e poi ultimo classificato in dicembre a quello italiano, Axel ha ottenuto a Cannes, in Francia, la sua seconda norma di grande maestro, battendo senza sforzo apparente giocatori del calibro di Yannick Pelletier (Elo 2589), Ruben Felgaer (2573), Alexandr Fier (2603) e soprattutto Tigran Gharamian (2676), nonché classificandosi secondo alla pari con il superGM francese Etienne Bacrot, uno che non ha certo bisogno di presentazioni. Per motivi di spazio, purtroppo, dobbiamo rimandare al numero di aprile la cronaca dell’impresa francese di Axel, come pure quella della performance realizzata da un altro giovane classe 1992 all’open Aeroflot. Fabiano Caruana, dopo i secondi posti ex aequo nei supertornei di Reggio Emilia e Wijk aan Zee “A”, ha conseguito un ottimo quarto posto nel fortissimo open moscovita, guadagnando un’altra manciata di punti Elo che lo ha catapultato al 7º posto assoluto della graduatoria mondiale.
A parte l’inarrivabile Fab Fab, ad ogni modo, gli anni ’90 hanno prodotto giovani promesse in quantità: basti pensare a Daniyyl Dvirnyy, classe 1990, Alessio Valsecchi e Alberto Pomaro, anche loro 1992, Andrea Stella, 1993, Alessandro Bonafede, 1990, Guido Caprio, 1994, e, a far da tramite con la generazione successiva, Marco Codenotti, 1997. Il futuro dello scacchismo italiano, facendo i debiti e scaramantici scongiuri, sembra assicurato.
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