I due ex campioni del mondo russi sono stati protagonisti intorno a Ferragosto di vicende inquietanti, che al momento in cui scriviamo non si sono ancora del tutto risolte.
Garry Kasparov è stato brutalmente arrestato dalla polizia mentre commentava con la stampa la sentenza del tribunale moscovita che ha condannato a due anni di prigione le tre ragazze del gruppo punk Pussy Riot per la loro esibizione provocatoria e blasfema – ma soprattutto anti-Putin – in una chiesa. Kasparov è stato rilasciato poche ore dopo, ma poi ha dovuto difendersi dall’accusa di aver resistito alle forze dell’ordine e di aver morso un poliziotto, accusa che Garry ha dimostrato essere una montatura.
Più preoccupante la fuga del 75enne Boris Spassky dalla sua abitazione nei pressi di Parigi. Spassky, che dopo l’infarto che lo ha colpito due anni fa non era più uscito di casa, il 16 agosto con l’aiuto di alcuni misteriosi amici e all’insaputa della moglie Marina Shcherbacheva si sarebbe recato all’ambasciata russa di Parigi, dove avrebbe ricevuto un passaporto temporaneo e da qui sarebbe “fuggito” in Russia. Il giorno dopo Spassky, che secondo la moglie e la sorella non sarebbe in condizioni fisiche tali da affrontare un simile viaggio senza gravi rischi, è stato intervistato a Mosca, telefonicamente, dal quotidiano Komsomolskaya Pravda. Nell’intervista Spassky dichiara di essere fuggito dall’isolamento e dalla morte lenta a cui qualcuno “forse con un interesse finanziario a vedermi morto il prima possibile” gli stava preparando “imbottendomi di tranquillanti anziché curare i miei problemi fisici”. La sorella Iraida, che gli aveva fatto visita pochi giorni prima e lo aveva trovato di buon umore, ha dichiarato di temere che Spassky sia stato rapito, o plagiato, o a causa della sua malattia abbia concepito un’idea folle. Intanto Boris è introvabile e noi, insieme ai suoi famigliari, non possiamo che essere preoccupatissimi per la sua salute.