di Dario Mione
(Editoriale TCS gennaio 2013)
Se è vero che la crisi economica continua a mordere c’è almeno un’Italia, quella degli scacchi, che può dire di aver chiuso l’anno appena trascorso con un bilancio d’oro. Il 2012 si era aperto con la terza norma MI dell’ormai 18enne latinense Guido Caprio ed è terminato con il taglio del medesimo traguardo da parte del pisano Marco Codenotti, classe 1997, al quale ora manca solo di superare quota 2400 in lista Fide per ottenere il titolo di maestro internazionale. Marco ha ottenuto la definitiva norma all’open internazionale di Padova (del quale, per i soliti motivi di spazio, ci toccherà parlare sul prossimo numero), dove un altro azzurro è stato protagonista dall’inizio alla fine e, alla soglia dei 30 anni, ha centrato il bersaglio più grosso: la promozione a grande maestro. Stiamo parlando di Roberto Mogranzini, anima dell’Accademia internazionale di scacchi di Perugia, che nel giro di 15 mesi ha realizzato tutte e tre le norme necessarie e superato il muro dei 2500.
Il 2012 si è chiuso anche con la riconferma di Gianpietro Pagnoncelli alla guida della Fsi (in bocca al lupo) e il 5° posto di Fabiano Caruana nella graduatoria mondiale. E l’elenco dei risultati che, nel corso dell’anno, hanno permesso a Fab Fab di raggiungere un simile obiettivo è davvero lungo: 2°-4° posto a Reggio Emilia, 2°-4° al supertorneo di Wijk aan Zee, 1° all’open di Reykjavik, 1° al torneo Sigeman & Co Chess di Malmö, 2° al Memorial Tal di Mosca, 1° al supertorneo di Dortmund, 1°-2° nella finale del Grande Slam (alla pari con Carlsen, che si è imposto solo in uno spareggio blitz).
Si accennava al fatto che fra i risultati di rilievo di Fabiano nel corso del 2012 figura il 2° posto ex aequo a Reggio Emilia. Ed è proprio da questa città che giunge l’unica nota stonata di un anno comunque da ricordare per il movimento italiano: il torneo di Capodanno, creatura del compianto Enrico Paoli, in calendario tra fine dicembre e inizio gennaio fin dal 1958/1959, non ha festeggiato il suo 55° compleanno. Non si dubita che per il Circolo Ippogrifo, organizzatore dell’evento, sia stata una decisione sofferta quella di interrompere una lunga tradizione a causa dell’«attuale situazione in cui versa il Paese» – come recita una nota ufficiale – che «non ci ha permesso di reperire i fondi necessari per consentire una manifestazione di livello tale da non mortificare il prestigio acquisito nel tempo dal torneo». Non sarebbe stato però uno scandalo se, in attesa di tempi migliori, la manifestazione fosse tornata ai livelli (e ai costi più contenuti) delle edizioni di 7-8 anni fa, quando i partecipanti erano per metà italiani. Si sarebbe così evitata la «delusione che questa decisione provocherà negli appassionati».
Il sommario del numero di gennaio in formato RTF