di Dario Mione
(Editoriale TCS maggio 2013)
D’accordo, doveva finire così. Era quello che la maggior parte dei fan e degli sponsor desiderava ed era tutto sommato giusto, considerato che “mighty” Magnus ha dominato la scena scacchistica in lungo e in largo nell’ultimo triennio. Il torneo dei candidati, che rimarrà comunque uno degli eventi più memorabili nella storia del nobil gioco, ha però il sapore di un bellissimo film il cui finale lasci l’amaro in bocca. Ed è un vero peccato. Perché, non so voi, ma chi scrive non ha digerito del tutto il fatto che a determinare il successo di Carlsen sia stato un elemento tanto discrezionale (ovvero: a discrezione degli organizzatori) come lo spareggio tecnico: il norvegese, vincendo più partite, si è imposto sul russo Vladimir Kramnik, autore di una fantastica quanto inattesa rimonta. Ma se, fra i criteri di spareggio tecnico, il tradizionale Sonneborg-Berger avesse contato più del numero di vittorie, a far festa sarebbe stato proprio Vlady. E sarebbe stato altrettanto ingiusto. Perché è ormai buona abitudine, nella maggior parte dei tornei all’italiana che mettano in palio qualcosa più di un gruzzolo di soldi (cospicuo o meno), far disputare uno spareggio alla scacchiera in caso di ex aequo. È così per il campionato italiano e per moltissimi altri campionati nazionali; è stato così per la finale del Grande Slam, dove Carlsen ha poi sconfitto in due partite a cadenza veloce il nostro Fabiano Caruana. Perché non lo è stato per un torneo che metteva in palio niente di meno che il titolo di “sfidante al titolo mondiale”? Misteri della… Fide. Tanto che persino Garry Kasparov, ex allenatore di Carlsen, che da Kramnik si è visto soffiare la corona di campione del mondo ufficioso nel 2000, ha sentenziato: «Le regole erano ridicole. Chi le ha stabilite? Non si può designare uno sfidante al titolo per spareggio tecnico. È difficile definirmi un grande fan di Kramnik, ma ha giocato davvero in maniera brillante. È stato uno dei migliori tornei della sua carriera».
Ok, capitolo chiuso. Complimenti vivissimi a Magnus e buona fortuna a Vishy Anand, che sembra da tempo nutrire un certo timore reverenziale nei confronti del suo prossimo avversario e che molti danno già per spacciato: «Sarà ridicolmente difficile giocare contro Carlsen», ha messo le mani avanti l’indiano. Al quale il “fattore campo” (il match si disputerà probabilmente a Chennai, città natale del campione) potrebbe non essere sufficiente: del resto ricordate cosa successe a Topalov, sul patrio suolo bulgaro, tre anni fa proprio contro Anand? Perse l’ultima partita e con essa la possibilità di tornare ad essere campione del mondo. È proprio il caso di dire: in bocca al lupo (scandinavo), Vishy…
Il sommario del numero di maggio in formato RTF