di Roberto Messa
(editoriale TCS settembre 2014)
Solo domenica 31 agosto, quando questa rivista sarà irrevocabilmente in stampa, sapremo se il campione del mondo Magnus Carlsen avrà o non avrà firmato il contratto per il match con lo sfidante Anand, il cui inizio è programmato per il 7 novembre a Sochi, in Russia, all’interno del villaggio olimpico che all’inizio di quest’anno ha ospitato i giochi invernali. Il braccio di ferro tra l’asso norvegese e la federazione internazionale è iniziato dopo Ferragosto, quando Carlsen ha chiesto di rinviare il match e di approfondire varie questioni organizzative. Senza fare complimenti, il presidente della Fide Kirsan Ilyumzhinov ha risposto picche: se Carlsen non firma perde il titolo a tavolino e in tal caso Anand giocherà per il titolo contro Karjakin, secondo classificato al Torneo dei Candidati di marzo 2014. Anand ha mantenuto come sempre un profilo discreto, ma dal canto suo ha già firmato il contratto, del resto l’India ha buone relazioni con la Russia e per lui non si pongono i seri interrogativi che, bisogna riconoscerlo, mettono il norvegese con le spalle al muro. Si ha un bel dire che gli scacchi non dovrebbero lasciarsi coinvolgere dalla politica, ma se Carlsen accetterà il diktat di Ilyumzhinov potrebbe addirittura incontrare dei problemi per trasferire in patria la borsa del match, per via delle sanzioni contro la Russia, aggravate dal fatto che lo sponsor dell’evento, il governatore di Krasnodar Alexandar Tkachyov, è nella lista nera dei personaggi russi le cui transazioni finanziarie con l’Occidente sono congelate. Inoltre, giocando in un evento patrocinato da Vladimir Putin in persona, Magnus perderà le simpatie di molti tifosi (e di molti sponsor) europei e americani. Ma anche la scelta di uscire dalla Fide autoproclamandosi indiscusso numero uno del pianeta non piacerebbe a un’altra folta schiera di appassionati, che tutto vuole fuorché un’altra spaccatura come quella compiuta da Kasparov nel 1993 e anni dopo definita da Garry stesso come “il più grande errore della mia vita”.
A proposito… a Tromsø Kasparov è stato umiliato da Ilyumzhinov nelle elezioni per la presidenza della Fide. “Come da pronostico” Kirsan si è dunque assicurato un altro quadriennio alla presidenza della Federazione internazionale, carica che occupa dal 1995. Il nostro Ian Rogers rivela i retroscena in un articolo a pagina 13. Qui aggiungiamo solo che la FSI ha stabilito un suo record: tre astensioni ufficialmente dichiarate in tre tornate elettorali consecutive (Torino 2006, Khanty Mansiysk 2010 e Tromsø 2014).
Bisogna chiudere con una buona notizia: Fabiano Caruana ha superato ufficialmente i 2800 punti; prima di lui solo altri sei uomini hanno fatto la storia al di sopra di questo limite.
Il sommario del numero di settembre in formato RTF