di Ian Rogers
(editoriale TCS marzo 2015)
Anche se nell’era contemporanea scacchi e politica non vanno spesso a braccetto, sembra più di una coincidenza il fatto che tre dei più importanti supertornei degli ultimi sei mesi – la Sinquefield Cup, Wijk aan Zee e Baden Baden – non abbiano contato alcun giocatore russo ai nastri di partenza.
Nonostante non sia in atto un boicottaggio formale, le azioni di guerra russe in Ucraina paiono aver creato disagio tra gli organizzatori quando si tratta di invitare dei russi. E Karjakin (ex ucraino!) non ha certo aiutato, avendo twittato una sua foto con indosso una maglia raffigurante Vladimir Putin.
La Chess Challenge di Zurigo, che ha come sponsor principale il magnate russo Oleg Skvorstov, è sempre andata in controtendenza e Karjakin e Kramnik nell’edizione 2015 hanno ricominciato a gareggiare insieme al resto dell’élite mondiale. Peraltro i rapporti personali tra i grandi maestri russi e gli occidentali sembrano buoni come sempre.
Sono ormai passati decenni da quando l’Urss aveva il potere di boicottare i singoli, come nel caso di Ludek Pachmann e Viktor Korchnoj, e pochi desiderano tornare a quel tipo di guerra fredda scacchistica. Ci si augura, quindi, che i tornei senza russi non diventino un trend e, in particolare, che la nuova “Golden League” (circuito di tornei che dovrebbe svolgersi nel 2016-2017) scelga i partecipanti in base al rating e non alla nazionalità.
Russi o non russi, comunque, Zurigo ha anche messo in risalto un altro aspetto dell’attualità scacchistica. Se, infatti, lo scorso anno alla Chess Challenge si potevano osservare lunghe code di spettatori in attesa di entrare nella sala di gioco, quest’anno, nonostante i 100 posti a sedere fossero spesso tutti occupati, di code se n’è vista solo l’ombra. La differenza principale: nel 2014 Magnus Carlsen era fra i partecipanti, quest’anno no. Di recente, insomma, sembrano esserci due tipi di tornei d’élite: quelli con Carlsen e quelli senza Carlsen. In quelli del primo tipo, i posti liberi sono solo quelli in piedi e la sala stampa è gremita di giornalisti norvegesi che riferiscono ogni mossa del campione del mondo. I tornei senza Carlsen, persino quelli con superGM di grosso calibro, sono seguiti da meno giornalisti e il pubblico in rete è dimezzato rispetto a quelli in cui gioca l’asso norvegese.
L’ossessione del mondo scacchistico per una superstar non è cosa nuova; per esempio, l’edizione del 1999 di Wijk aan Zee aveva fatto il pienone grazie alla prima partecipazione da parte di Garry Kasparov. Eppure solo pochi anni fa nomi come Anand, Kramnik e Aronian potevano smuovere le masse. Adesso sembra che possa farlo solo Carlsen.
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