Scacchi d’azzardo

di Dario Mione

(editoriale TCS novembre 2015)

TCS-1115Negli ultimi anni c’è stato un flusso costante di giocatori di buon livello, fra i quali non pochi GM, che ha imboccato la strada del poker. I montepremi nei tornei di scacchi non sono del resto attraenti come nel Texas Hold’em, la variante più diffusa del popolare gioco di carte. Jeff Sarwer, MF finnico-canadese con un passato da enfant-prodige negli anni ‘80, è tornato a giocare a scacchi dopo un ventennio e, fra un torneo e l’altro, nel 2009 ha raggiunto il tavolo finale in un evento dello European Poker Tour, guadagnando più di 150.000 euro. Niente male per un forte dilettante. Molti giocatori di scacchi più quotati di Sarwer hanno intrapreso o tentato la via del poker, con alterne fortune: fra i tanti citiamo per lo meno Alexander Grischuk.
Sarà per evitare una “fuga di cervelli” verso altre discipline, ma soprattutto per rendere gli scacchi più attraenti a sponsor e grande pubblico, che la Fide e diversi organizzatori cercano di trovare formule sempre più originali per i propri eventi. Fra settembre e ottobre sono andati in scena due tornei tanto appassionanti per il pubblico quanto stressanti per i giocatori: la Coppa del mondo e il Millionaire open di Las Vegas. Il re di Coppa, Sergey Karjakin, è approdato in finale dopo aver eliminato buona parte dei suoi avversari negli spareggi veloci; contro Peter Svidler, nella sfida conclusiva, Karjakin si è trovato in svantaggio per 2-0 e, costretto a vincere la terza partita, ha “bluffato”, non si sa quanto volutamente, catturando un pedone col pezzo sbagliato per complicare una posizione paritaria. Svidler ha avuto il match-point del 3-0, ma è andato in tilt e ha perso; dopodiché i suoi nervi hanno ceduto al punto che si è fatto raggiungere sul 2-2 e si è fatto battere agli spareggi blitz. Karjakin si è portato a casa 96.000 dollari.
Meno drammatica, ma comunque stressante, l’ascesa di Hikaru Nakamura al trono del Millionaire open. Favorito della vigilia, lo statunitense non è riuscito ad accedere direttamente al “tavolo finale” riservato ai primi quattro dell’open di qualificazione: ce l’ha fatta solo dopo uno spareggio lampo a 9, nel quale sono rimasti coinvolti anche Fabiano Caruana e Wesley So. Nelle finali a cadenza rapid Naka è riuscito poi a far emergere la propria classe superiore e a intascare i 100.000 dollari del primo premio.
Né a LasVegas né tanto meno in Coppa a farla da padrone è stato il bel gioco, ma, piuttosto, lo spettacolo. Di erroracci se ne sono visti parecchi. In barba ai perfezionisti sembra così che in futuro chi vorrà vivere di scacchi dovrà sempre più specializzarsi nel gioco veloce, pena l’esclusione dai premi più cospicui. Se questo è il prezzo che il nobil giuoco deve pagare per avere più visibilità e popolarità, è lecito chiedersi se non sia troppo alto.
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