di Dario Mione
(editoriale TCS gennaio 2016)
La notizia ha cominciato a circolare proprio alla vigilia di Natale: la Fide ha revocato il titolo di grande maestro a Gaioz Nigalidze, il pluri-campione georgiano che all’open di Dubai, lo scorso aprile, era stato sorpreso a usare un iPhone nascosto in una toilette. Il duro provvedimento, unito a tre anni di squalifica, è un severo monito nei confronti di chi, soprattutto se professionista, fosse tentato dall’idea di barare per migliorare le proprie performance e, così, guadagnare soldi in maniera illecita.
Ad oggi non esistono ancora normative anti-cheating specifiche nel regolamento della federazione internazionale, ma ci sono già da un po’ delle linee guida stilate da un’apposita commissione, che, almeno idealmente, tutti gli organizzatori e arbitri dovrebbero conoscere e applicare. Pare non sia stato così al recente campionato italiano assoluto, stando al j’accuse del segretario della commissione, Yuri Garrett. Un caso di cheating? No, non esageriamo. Ma i controlli (discreti) e la prevenzione servono proprio a fugare ogni dubbio e a consentire ai giocatori di sedersi tranquilli alla scacchiera.
Il nostro auspicio per il 2016 è che, nella certezza che tutti vogliano il bene del movimento scacchistico, nazionale e internazionale, vi siano più collaborazione e dialogo.
L’ombra del cheating non ha comunque e mai offuscato la gran mole di brillanti risultati ottenuti dagli azzurri a fine 2015. In ordine sparso i nostri complimenti vanno a: Danyyil Dvirnyy, campione italiano per la seconda volta in tre anni; Luca Moroni, per il titolo MI (finalmente!), la prima norma GM e il nuovo record italiano di partite vinte in simultanea, 106; Pier Luigi Basso, promosso MI; Andrea Stella, che ha conseguito a ridosso di Capodanno la prima norma GM. Bravi tutti, davvero.
A dicembre i fan di tutto il mondo hanno assistito alla resurrezione – è proprio il caso di dirlo – di Magnus Carlsen. Il campione del mondo ha vinto in extremis la London Chess Classic e, con essa, la prima edizione del Grand Chess Tour. Ci sia solo consentito rilevare che, per avere in futuro una più equa classifica “combinata”, il circuito dovrebbe rivedere il proprio regolamento. Il norvegese si è poi aggiudicato a Doha, in Qatar, quello che si potrebbe definire il torneo open più forte di sempre: alle sue spalle, fra gli altri, hanno chiuso Kramnik, Giri, Karjakin e So (servizio sul numero di febbraio).
I momenti clou del 2015 sono riassunti in un articolo del GM Ian Rogers a pagina 33 e seguenti. Speriamo che il 2016 ci regali altrettante emozioni. E magari anche di più.
Il sommario del numero di gennaio in formato RTF