di Roberto Messa
(editoriale TCS novembre 2016)
In dicembre si svolgerà a Roma la finale del campionato italiano assoluto, un evento che si preannuncia ricco di eventi collaterali. Tra questi la presentazione di un protocollo di intesa con l’Unicef, che porterà nelle scuole del Lazio il messaggio degli scacchi associato a quello dell’organizzazione che promuove i diritti e lo sviluppo umano degli abitanti più giovani di questo pianeta. Una bella iniziativa, che si propone di aprire le porte a un protocollo su base nazionale tra l’Unicef e la Federazione Scacchistica Italiana.
Della nostra Federazione, o meglio delle elezioni che si terranno a Milano l’11 dicembre, parliamo e sparliamo estesamente a pag. 66 di questo numero, mentre qui vorremmo riflettere sulla rinuncia di tre grandi maestri di punta a prendere parte al massimo evento nazionale.
Daniele Vocaturo, con 2600 punti Elo numero uno della graduatoria e carismatica prima scacchiera della squadra italiana alle recenti Olimpiadi di Baku, da tempo vive in Spagna, ma sorprende che abbia rinunciato a cercare di iscrivere il suo nome nell’albo d’oro del Campionato italiano nella città dove è nato e dove è amatissimo dagli scacchisti che lo hanno visto crescere; lo è ancora di più considerando che è un professionista e che la Federazione garantisce nelle finali del campionato un cospicuo montepremi (circa 14mila euro per i dodici partecipanti, di cui 3mila al vincitore, più altri bonus agonistici). Hanno rinunciato alla finale di Roma anche il GM Axel Rombaldoni (campione italiano nel 2014 e “quasi campione” nel 2015) e il giovanissimo GM Francesco Rambaldi, quest’ultimo per lo stesso motivo che lo ha costretto ad escludersi dalla squadra olimpica di Baku: in settembre ha iniziato a frequentare l’università di Saint Louis, Missouri, Stati Uniti d’America. Niente a che vedere con le motivazioni che l’anno scorso spinsero Fabiano Caruana a lasciare la Federazione Scacchistica Italiana per ritornare a quella statunitense, ma il tutto rafforza la sensazione che anche in ambito scacchistico l’Italia sia un paese sempre meno attraente per le nuove generazioni in cerca di un futuro.
Tutto ciò non mi impedisce di dedicare ai bambini e ai giovani di tutto il mondo, scacchisti o meno che siano, una vignetta di Filippo Vetro datata 1990.
All’occhio di oggi, in questo clima di strisciante guerra mondiale, appare ancora più naïf di 26 anni fa, ma va bene così!
Il sommario del numero di novembre in formato RTF