di Dario Mione
(editoriale TCS aprile 2017)
La lotta di potere continua. E con essa il caos. Da quando, nel novembre 2015, il nome di Kirsan Ilyumzhinov era finito sulla lista nera del dipartimento del tesoro statunitense (per i suoi legami con la Siria), era divenuto via via più chiaro che molti, all’interno della Fide stessa, avrebbero gradito che il calmucco uscisse definitivamente di scena. Già la scorsa estate, prima dell’assemblea generale di Baku, erano circolate voci secondo cui il vicepresidente Georgios Makropoulos e altri alti papaveri della Federazione stavano preparando il benservito per Kirsan, in carica dal lontano 1995. Ma nulla di tutto ciò era avvenuto, anzi, l’assemblea aveva respinto la proposta isolata della Giamaica di inserire in agenda una discussione sulle dimissioni del presidente. Adesso, però, la questione è tornata ad essere attualissima. Il 27 marzo, infatti, sul sito ufficiale della Federazione è arrivato il colpo di scena da molti auspicato: «Al termine dell’assemblea tenuta ad Atene, il 26 marzo, Mr Kirsan Ilyumzhinov ha annunciato le sue dimissioni dalla carica di presidente». Tutto chiaro, tutto finito? Nient’affatto. Perché il colpo di scena vero e proprio sta nel fatto che, nel giro di poche ore dalla pubblicazione dell’annuncio, la Fide ha ricevuto una lettera dallo stesso presidente, che negava di essersi dimesso: «Cari amici scacchisti, sui media sono comparse delle notizie riguardo le mie presunte dimissioni dalla carica di presidente della Fide. A questo riguardo, ci tengo a precisare quanto segue: non ho presentato alcuna richiesta ufficiale di dimissioni e non intendo farlo».
Non si è fatta attendere la risposta di Nigel Freeman, direttore esecutivo della Fide, che ha fatto presente a Ilyumzhinov come «nel corso del consiglio presidenziale di Atene, lei abbia minacciato diverse volte di dimetterti e, alla fine dell’incontro, abbia ripetuto “Mi dimetto” tre volte prima di lasciare la stanza. Su richiesta dei membri del consiglio, per discutere la situazione è stato convocato un consiglio presidenziale straordinario, che si terrà il 10 aprile». Lo stesso Makropoulos è intervenuto per dare sostegno a Freeman con un’altra lettera, sottolineando di nuovo come fosse stato lo stesso Kirsan ad annunciare le dimissioni, senza che nessuno lo sollecitasse a riguardo.
Viene difficile, a questo punto, non dare ragione a Emil Sutovsky, presidente dell’ACP (l’associazione dei professionisti di scacchi), che su Facebook ha amaramente constatato: «Negli ultimi due anni la Fide si è concentrata più sulle proprie battaglie interne che sulla promozione degli scacchi», il che «è un male per il nostro gioco e danneggia la nostra reputazione verso il mondo esterno. E questo, a mio modo di vedere, è il problema più grosso». Sottoscriviamo.
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