di Roberto Messa
(editoriale TCS ottobre 2017)
Ci abbiamo fatto il callo: coppe del mondo e match per il titolo mondiale spesso e volentieri non si concludono con un chiaro vincitore al termine delle partite regolamentari. È successo per esempio all’ultimo campionato mondiale tra Carlsen e Karjakin (6 punti e una sola vittoria ciascuno dopo le dodici partite a tempo lungo), come pure alla coppa del mondo del 2015, vinta da Karjakin solo dopo che si erano rese necessarie 6 partite supplementari rapid e lampo. Perfino gli ultimi campionati italiani assoluti non sono riusciti a sancire un vincitore in undici turni e quasi due settimane di tornei, rendendo necessari gli spareggi a cadenza veloce tra tre o quattro giocatori in vetta a pari punti. Chi dice che i valori ai vertici sono sempre più livellati, chi accusa i giocatori di evitare i combattimenti in campo aperto nelle partite regolamentari per giocarsi tutto alla roulette russa degli spareggi veloci. Ad ogni modo sta succedendo anche oggi… sì, proprio oggi che in tipografia hanno già acceso le macchine per stampare questa rivista, ma i due finalisti Levon Aronian e Ding Liren stanno riscaldando i muscoli per le partite rapid che decideranno il vincitore della coppa del mondo 2017, dopo che le quattro partite a cadenza lunga si sono concluse con altrettante patte, seppur combattute. Per la conclusione di questa ennesima storia infinita non ci resta dunque che rimandarvi, cari lettori, al prossimo numero…
C’è un’altra storia che da mesi sta tenendo sotto scacco l’ambiente agonistico nazionale, ma più passa il tempo più assume le apparenze di un processo kafkiano. In verità non sappiamo nemmeno se davvero è in corso un procedimento sportivo a carico di alcuni giocatori sospettati di aver combinato i risultati in alcuni tornei, non sappiamo se davvero c’è un’indagine in corso oppure se la lettera aperta scritta il 10 febbraio da dieci giocatori e giocatrici delle nostre nazionali è stata presa in considerazione, ma non si sono trovate pezze d’appoggio per dar corso a “qualcosa”, ma non sappiamo nemmeno a che cosa. All’epoca la Fsi pubblicò la lettera senza alcun commento (noi l’abbiamo ripresa in Torre & Cavallo di marzo), ma da allora niente. Nei corridoi del palazzo si mormora che il procuratore federale va lasciato lavorare senza interferenze, qualcuno dice che è tutta una montatura, la classica tempesta in un bicchier d’acqua, da mesi ci sono altri che dicono che le carte bollate partiranno tra una settimana, ma questa fatidica settimana non arriva mai, mentre noi restiamo attanagliati in un’inutile e angosciante attesa. E non c’è nulla di più assordante di questo silenzio.
Il sommario del numero di ottobre in formato RTF