di Roberto Messa
(editoriale TCS novembre 2018)
Marina Brunello aveva 16 anni, nel maggio del 2011, quando salì al Quirinale per ricevere dal capo dello Stato l’attestato d’onore di «Alfiere della Repubblica», una benemerenza che viene assegnata a pochissimi giovani per alti meriti nello studio, nell’arte, nello sport, nella cultura e nell’impegno sociale. Sarebbe bello se venisse invitata di nuovo al Quirinale – come avviene spesso agli sportivi reduci da qualche impresa internazionale – per la medaglia d’oro che ha conquistato alle Olimpiadi di scacchi per la miglior prova individuale sulla quarta scacchiera femminile. A Batumi Marina ha vinto sette partite e ne ha pareggiate tre, per un totale di 8 punti e mezzo su 10 e una performance da 2505 punti Elo.
Gli annali ci dicono che l’ultima italiana ad aggiudicarsi una medaglia d’oro individuale alle Olimpiadi di scacchi era stata Barbara Pernici nel 1982 a Lucerna. Tra gli uomini, Ennio Arlandi nel 1994 aveva bissato l’oro individuale del 1988.
Di certo il Presidente della Repubblica potrebbe complimentarsi con Marina – e insieme a lei con Francesco Sonis per il fantastico oro conquistato in agosto ai campionati europei under 16 – con le stesse parole che ha rivolto pochi giorni fa alle ragazze della pallavolo: «Siete esempio di correttezza, vorrei che l’Italia fosse come voi».
Anche esempio di impegno, aggiungerei, perché quando questi nostri ragazzi raggiungono simili traguardi a fronte di una concorrenza internazionale sempre più agguerrita, non si può non pensare al celebre aforisma di Thomas Edison: «Il genio è 1% ispirazione e 99% sudore».
Sul piano generale, questa edizione delle Olimpiadi scacchistiche passerà alla storia come la prima – sicuramente non l’ultima – in cui la Cina porta a casa la vittoria sia nel torneo assoluto che in quello femminile. Anche qui bisogna consultare gli annali: era dal 1986 che un Paese non si imponeva in entrambe le sezioni. Allora stava per volgere al termine l’epoca dell’Unione Sovietica, la cui scuola non era molto diversa da quella che dopo alcuni decenni di lavoro ha condotto le scacchiste e gli scacchisti cinesi a questi traguardi: impegno severo e sudore collettivo di atleti, istruttori e dirigenti.
Alla Cina manca ora soltanto di trovare un pretendente al titolo mondiale, dove a livello individuale i contendenti di oggi, Carlsen e Caruana, vengono entrambi dall’occidente del mondo, il che è decisamente anomalo nella storia degli scacchi, anche se per noi è indubbiamente una buona notizia!
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