di Dario Mione
(editoriale TCS marzo 2020)
L’emergenza coronavirus scoppiata in Cina (e arrivata anche in Italia) ha afflitto anche il mondo delle 64 case. Del resto era facile prevederlo, purtroppo, considerato che il Paese asiatico è una delle maggiori potenze scacchistiche e che molti dei suoi giocatori, spesso in viaggio, sono ai vertici delle graduatorie internazionali. La prima a dover fare i conti con l’allarme scattato per il diffondersi dell’epidemia è stata Ju Wenjun, che dopo aver vinto il match che l’ha riconfermata campionessa del mondo (terminato il 24 gennaio a Vladivostok, Russia) si è recata negli Stati Uniti prima del previsto, per evitare qualsiasi problema che potesse mettere a rischio la sua partecipazione alla Cairns Cup (7-16 febbraio), dove si è poi classificata seconda. A molti suoi connazionali è andata peggio, a partire da Wei Yi, costretto a rinunciare a giocare a Praga e sostituito in extremis dall’iraniano Alireza Firouzja (primo in maniera rocambolesca). Wei ha dovuto annullare la sua partecipazione al torneo Masters (12-21 febbraio) poiché era diventato troppo difficile per lui recarsi nella Repubblica Ceca: il volo che aveva prenotato con la China Eastern Airlines era stato cancellato e molte compagnie aeree, cinesi e non, avevano temporaneamente bloccato i voli.
L’emergenza ha rovinato i piani anche a Ding Liren e Wang Hao, impegnati nella preparazione per il torneo dei Candidati in programma dal 17 marzo. Ding, che abita a Wenzhou (800 km da Wuhan) e ha trascorso diversi giorni senza uscire di casa, si è potuto allenare con i suoi secondi solamente via Internet. Wang, a Tokyo per affari, ha rinunciato a una sessione di allenamento intensivo che avrebbe dovuto avere luogo a Pechino, dopo che lo sponsor ha ritirato il budget preventivato. Inoltre, la Chinese Chess Association aveva programmato di far partire la propria delegazione il 1º marzo, ma ha dovuto rivedere le date. Malgrado il 20 febbraio la Russia abbia chiuso le frontiere ai viaggiatori provenienti dalla Cina, comunque, il divieto non riguardava i visti ufficiali, commerciali e umanitari. E alla delegazione cinese, per il torneo dei candidati, era stato rilasciato un visto umanitario a scopo sportivo, senza contare il fatto che Wang è volato a Ekaterinburg direttamente dal Giappone.
Nell’attesa e con la speranza che l’emergenza coronavirus rientri quanto prima, gli appassionati di scacchi possono seguire fino al 5 aprile le gesta di Ding, Wang e degli altri sei big in gara proprio nel torneo dei candidati: Caruana, Giri, Radjabov, Grischuk, Nepomniachtchi e Alekseenko. In palio per il vincitore la sfida contro Magnus Carlsen, titolo mondiale in palio, prevista per novembre.
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