di Roberto Messa
(editoriale TCS gennaio 2021)
Con le elezioni tenute a Milano il 20 dicembre si è chiusa, dopo quasi sedici anni, l’era di Gianpietro Pagnoncelli alla guida della Federazione Scacchistica Italiana, la gloriosa istituzione che ha da poco celebrato il suo centenario. A raccogliere il testimone di Pagnoncelli (a cui l’assemblea ha conferito per acclamazione il titolo di presidente onorario) è stato eletto l’unico candidato alla presidenza, Luigi Maggi, che con la sua squadra di consiglieri – e molto coraggio dati i tempi, bisogna dirlo – si propone di rilanciare gli scacchi in Italia non appena l’auspicata fine della pandemia consentirà di ripartire con i tornei “in presenza”, l’attività dei club e le scuole di scacchi.
Dopo il tracollo dei tesserati nel 2020, siamo di fronte a una sfida epocale, in uno scenario completamente nuovo, per certi versi ricco di nuove opportunità. Proprio nelle ultime settimane dell’annus horribilis, lo scacchismo italiano, forse più che in altri Paesi, ha trovato una nuova musa nell’eroina televisiva della serie “La regina degli scacchi”. Nuovi appassionati, e finalmente anche molte nuove appassionate, hanno invaso i gruppi scacchistici nei social, iniziato a giocare sulle piattaforme online, subissato di domande gli “esperti”, acquistato manuali, scacchi e scacchiere. È tuttavia realistico supporre che si tratti di una fiammata estemporanea, che può lasciare buoni frutti solo se saremo capaci di intercettarla con tempestività e con uno spirito di iniziativa che negli scacchi italiani latita ormai da troppo tempo. La stessa crescita del gioco online è un’arma a doppio taglio, perché se da un lato contribuisce alla diffusione del gioco, dall’altro comporta il rischio di una concorrenza delle migliori piattaforme web (che sono imprese private di natura commerciale) ai danni delle federazioni scacchistiche e del gioco dal vivo. Perciò, non appena la situazione lo consentirà, la federazione con tutti i soggetti che operano sul territorio dovrà dare prova di grande fantasia e capacità di comunicazione. Per esempio immagino manifestazioni agonistiche, possibilmente oceaniche, con regolamenti tecnici semplificati ad hoc ed eventi collaterali che possano colpire nel segno. I sociologi ci insegnano che quando saremo di nuovo liberi di muoverci e di riunirci andremo tutti alla ricerca di nuove esperienze e nuove conoscenze, di socialità e di divertimento. In passato abbiamo spesso adoperato, per tornei di qualsiasi livello, il termine di “festa degli scacchi”. Oltre che un augurio, spero che questa diventi la parola d’ordine per tutti coloro, dentro e fuori dalla Federazione, che cercheranno di contribuire a questa nuova stagione per il nostro gioco, per la gente che si avvicinerà a noi, per la nostra stessa felicità.
Il sommario del numero di gennaio in formato RTF