di Roberto Messa
(editoriale TCS marzo 2021)
Non aggiungo parole alle innumerevoli espressioni di cordoglio e all’ondata di commozione che ha attraversato l’Italia il 7 febbraio, alla notizia della morte di Alessio Viviani. Il giovane maestro Fide abruzzese era forse il giocatore più forte del pianeta con un così alto grado di disabilità fisica, ma se dedichiamo al suo ricordo alcune pagine di questa rivista è soprattutto per l’esempio di coraggio, di volontà e amore per la vita che ha trasmesso a tutti quelli che lo hanno conosciuto grazie agli scacchi. Come persone, come scacchisti e come italiani saremo mai capaci di avere lo stesso coraggio, volontà e amore per la vita delle persone straordinarie come Alessio?
Di tutt’altra natura è la notizia, arrivata poco prima di andare in stampa, del trasferimento di Levon Aronian dall’Armenia agli Stati Uniti, o per essere più precisi al club di Saint Louis dove il miliardario Rex Sinquefield ha arruolato negli anni grandi maestri del calibro di Fabiano Caruana e Wesley So, entrati poi a far parte dello squadrone americano che ha conquistato l’oro alle Olimpiadi scacchistiche nel 2016 e l’argento nel 2018. Riportiamo le motivazioni di Aronian alle pagine 54 e 59 – sottolineando che la sua decisione è dovuta anche alla crisi politica e militare che in Armenia rischia di precipitare da un giorno all’altro – ma soprattutto va dato conto dell’indignazione di molti appassionati di fronte all’eccessiva facilità concessa dalla federazione internazionale ai cambi di bandiera, che negli altri sport sono soggetti a regole ben più severe. La federazione scacchistica statunitense si è affrettata a precisare che non avrà giurisdizione sullo status di Aronian fino al momento in cui non risiederà negli Stati Uniti e che i suoi regolamenti non consentono “di invitare o pagare per il trasferimento di alcun giocatore. Il nostro ruolo è elaborare le pratiche amministrative del giocatore come richiesto dalla Fide”. Infatti ad uscire danneggiate non sono solo le competizioni a squadre tra nazioni, che rischiamo di perdere buona parte del loro prestigio, ma anche i giocatori locali le cui prospettive di rappresentare il loro Paese nel mondo vengono frustrate dall’inserimento di campioni provenienti dall’estero. D’altro canto come possiamo biasimare Aronian? La potenza di fuoco di Sinquefield è troppo attraente per qualsiasi superGM (eccetto Carlsen), ma del miliardario americano ci piace di più ricordare le generose donazioni per l’insegnamento degli scacchi nelle scuole più povere del Missouri e il mecenatismo che ha consentito di mantenere in vita dal 2010 ad oggi la World Chess Hall of Fame di Saint Louis, dove si svolgono ogni anno eventi agonistici di primissimo piano. Forse il problema è che non ci sono altri Sinquefield in giro per il mondo.
Il sommario del numero di marzo in formato RTF