Nel marzo 2021 il grande maestro Ian Rogers e Ralph Shaw hanno dato alle stampe un libro dedicato a Terrey Shaw, leggendario scacchista australiano deceduto nel 1997 a soli 51 anni.
Terrey Shaw ha partecipato a nove Olimpiadi degli scacchi, conquistando due medaglie d’argento per la prestazione individuale, e nel suo periodo migliore era in grado di tenere testa anche a fortissimi grandi maestri.
Il libro, arricchito da numerose partite commentate e fotografie, ci riporta in quell’epoca di entusiasmo e fermento dei primi anni Settanta, quando sull’onda del fenomeno Fischer si moltiplicavano i tornei e nei paesi occidentali una nuova generazione di scacchisti, un po’ idealisti e un po’ bohemien, girava incessantemente da un torneo all’altro, cercando di guadagnarsi da vivere ma, soprattutto, di inseguire un sogno: diventare grande maestro o anche solo maestro internazionale, un titolo che all’epoca garantiva ingaggi e inviti ai tornei internazionali.
Il libro, edito dalla Australian Chess Enterprises Production, contiene alcune pagine importanti per la storia degli scacchi in Italia, perché subito dopo le Olimpiadi Scacchistiche di Skopje (Jugoslavia), Terrey Shaw prese parte al Festival internazionale di Rovigo ,finendo primo a pari punti con Vladimir Bukal, davanti al futuro GM croato Krunoslav Hulak e ad altri 53 partecipanti.
Shaw e Bukal chiusero con 6 punti su 7; Renato Cappello e Hulak con 5,5; quindi un gruppetto di italiani a 5 punti: Roberto Cosulich, Ileano Bonfà, Andrea Cerulli, Luigi Santolini e Stefano Perich
Un articolo con alcune partite fu pubblicato all’epoca su Scacco! di novembre del 1972, senza fotografie, mentre il libro di Rogers riporta alcune fotografie scattate dalla moglie di Shaw, Philippa, e accuratamente conservate nell’album di famiglia, come si usava fare a quei tempi.
Le pagine dedicate al torneo di Rovigo ci riconsegnano così l’unica documentazione fotografica di quel torneo, nonché una frase, dai ricordi di Philippa Shaw, che merita di essere investigata: “We stayed in a castle near Rovigo, provided for us by an Italian Count we had met in Skopje.” È molto probabile che il “conte” conosciuto a Skopje altri non fosse che Gian Carlo Dal Verme, all’epoca presidente della Federazione Scacchistica Italiana.