di Roberto Messa
(editoriale TCS aprile 2022)
Non avremmo mai voluto, tantomeno avremmo mai pensato, di dover dedicare l’articolo principale di un Torre & Cavallo a eventi bellici, ma l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia avrà conseguenze probabilmente insanabili e di lungo periodo non solo sulle popolazioni coinvolte e sulla storia d’Europa, ma anche sul futuro degli scacchi.
Altri conflitti ed eventi politici degli ultimi trent’anni hanno cambiato la vita di molti scacchisti e delle loro famiglie (penso soprattutto alle vicende della ex-Jugoslavia, con i forti legami che intercorrevano tra molti maestri di quel Paese e l’Italia), ma questa volta la guerra ha dimostrato, in un solo mese, di essere potenzialmente molto più devastante. Alcuni lettori obietteranno che una rivista di scacchi non dovrebbe occuparsi di fatti non direttamente connessi ai tornei o alla teoria del gioco, altri al contrario osserveranno che le ricadute sull’ambiente scacchistico non meritano nemmeno un centesimo delle preoccupazioni che questa tragedia sta comportando sul piano umanitario, politico ed economico. Sono sensibilità diverse che rispetto, ma credo che sia nostro dovere cercare di informare su tutto ciò che riguarda gli scacchi e gli scacchisti. Del resto dai tempi di Fischer–Spassky, ai boicottaggi sovietici contro il ribelle Korchnoi e non solo, alla dicotomia tra Karpov e Kasparov (il “figlio del cambiamento”) la politica russa ha conquistato le prime pagine dei giornali, non solo delle nostre marginali testate scacchistiche. Oggi lo scenario è cento volte più impressionante e concreto: i grandi maestri ucraini combattono armi in pugno, i più importanti tornei e campionati del mondo sono in forse, squalifiche e durissime contrapposizioni tra i giocatori lacerano l’ambiente. Non è inverosimile che questa crisi si protragga per anni prima che si possa rivedere qualcosa di somigliante al vecchio motto degli scacchi “gens una sumus”.
Molti giocatori e giocatrici emigreranno dall’Ucraina e dalla Russia verso i Paesi occidentali; naturalmente saranno benvenuti, ma non potremo fingere di non vedere la tristezza che accompagnerà questi cambi di bandiera e sradicamenti più o meno forzati dai rispettivi, gloriosi paesi.
La situazione è suscettibile di cambiamenti repentini e rischi di tale portata che tutte queste riflessioni potrebbero essere spazzate via ancor prima che questa rivista raggiunga i suoi lettori, perciò ringrazio i bravissimi giornalisti che si sono fatti carico di affrontare l’argomento nelle pagine che seguono: Mauro Barletta non ha bisogno di presentazioni, Alessandro Parodi è un nuovo acquisto che spero ci accompagnerà con altre importanti interviste.
Il sommario del numero di aprile in formato RTF