di Dario Mione
(editoriale TCS maggio 2022)
Chi vive da vicino o dall’interno l’ambiente scacchistico è ben conscio del fatto che non si tratti di un’isola felice, al riparo dai mali del mondo. E tanto meno, fra questi ultimi, dal sessismo. Se il “Club Vera Menchik”, negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, fu un circolo immaginario nato per dileggiare gli uomini sconfitti dalla prima grande campionessa della storia (ne entrarono a far parte, fra gli altri, Euwe e Reshevsky), più recenti sono le dichiarazioni di (ex) top player quali Garry Kasparov e Nigel Short sulla presunta inferiorità del genere femminile nella pratica scacchistica. Anche se Garry si è dovuto almeno in parte ricredere dopo aver perso una partita con Judit Polgar.
Sarà che l’opinione pubblica, negli ultimi anni, è diventata più sensibile a certe tematiche, fatto sta che stanno emergendo fatti anche più gravi rispetto a biasimevoli dichiarazioni sessiste. A febbraio il sito d’informazione indipendente Meduza (attualmente bloccato nella patria Russia) aveva portato alla luce il caso di un “maniaco degli scacchi” che, quanto meno dal 2009 e fino al 2021, ha inviato lettere anonime contenenti immagini pornografiche e preservativi usati a diverse giocatrici, soprattutto russe – alcune minorenni. Due giornaliste di Meduza, nel corso di un’indagine durata mesi, sono risalite ad almeno quindici vittime (alcune delle quali hanno ricevuto oltre dieci lettere ciascuna): fra di loro nomi di spicco come Valentina Gunina, Bibisara Assaubayeva e Anastasia Bodnaruk. Incrociando dati e indizi, le due reporter avrebbero anche individuato il presunto responsabile delle lettere , quasi sempre provenienti da Riga: si tratterebbe di un oscuro maestro internazionale lettone, Andrejs Strebkovs, resosi irreperibile per qualsiasi commento.
Al recente open di Reykjavik, poi, la 23enne Tallulah Roberts dell’isola di Jersey ha denunciato l’atteggiamento aggressivo di un avversario da lei sconfitto e, una volta tornata a casa, ha aggiunto: «Una minoranza di uomini al torneo ha costantemente mancato di rispetto a me e ad altre giocatrici. Uno mi ha persino pizzicato alla vita quando gli sono passata davanti nella sala di gioco (le partite erano in corso, inclusa la mia)». A rincarare la dose Anna Cramling (figlia della GM Pia), che, raccontando di quando, a 15 anni, era stata rimproverata da un arbitro perché indossava degli shorts, ha concluso: «Dobbiamo rendere gli scacchi un ambiente migliore per le ragazze e le donne in generale, per far sì che quelle che vogliono giocare a scacchi, rimangano [nell’ambiente]».
Europa, 2022. Dove il “Club di Vera Menchik”, per certi uomini, non ha mai smesso di esistere. Ed è diventato anche peggio di quello originale.etta non ha bisogno di presentazioni, Alessandro Parodi è un nuovo acquisto che spero ci accompagnerà con altre importanti interviste.
Il sommario del numero di maggio in formato RTF