L'aspirazione di far
diventare gli scacchi uno sport da medagliere nei Giochi
Olimpici ha ricevuto un duro colpo, in seguito a una
relazione della Commissione programma del Comitato olimpico
internazionale (Cio), che raccomanda un cambiamento della
costituzione del Cio per escludere permanentemente gli
sport della mente.
La Commissione programma è stata costituita per decidere
quali sport prendere in considerazione per l'inclusione o
l'esclusione dalle Olimpiadi di Pechino 2008, ma aveva
anche l'incarico più generale di stabilire dei parametri
per valutare l'accettazione o la cancellazione dei vari
sport dai programmi olimpici negli anni a venire.
Il rapporto della Commissione deluderà alquanto gli
organismi mondiali che amministrano gli scacchi e il
bridge: sia la Fide che la Wbf hanno corteggiato il Cio
per anni e si sono esposti al ridicolo applicando ai
propri giocatori i regolamenti e i test antidoping del
Cio, ma nel 1999 sembrava avessero raggiunto il successo
ottenendo il riconoscimento come federazioni sportive in
seno al Cio.
La Commissione programma mette chiaramente in dubbio la
decisione del 1999, definendo come "giochi" gli
scacchi e il bridge e insinuando che il Cio, non avendo
dato una definizione chiara del termine "sport",
avrebbe permesso agli scacchi e al bridge di entrare
dalla porta di servizio. Perciò la commissione propone
che l'articolo 52 Carta Olimpica venga modificato,
definendo gli sport mentali come: "sport in cui gli
elementi fisici non vengono necessariamente messi alla
prova dal giocatore nel corso della competizione". E
a corollario di questa modifica della Carta la
commissione aggiunge un'altra clausola: "Gli sport
mentali non dovrebbero essere considerati eleggibili per
l'ammissione al Programma Olimpico".
Con questi due principi, la Commissione esclude scacchi e
bridge come sport candidati per le Olimpiadi di Pechino
e, se gli emendamenti di cui sopra saranno approvati da
un'assemblea generale del Cio, non potranno più essere
presi in considerazione per l'inclusione in una Olimpiade
futura. Dato che il Comitato esecutivo del Cio,
all'ultima riunione di fine agosto, ha accolto totalmente
le raccomandazioni della Commissione programma, una
decisione di uguale segno da parte dell'assemblea
plenaria del Cio sembra dover essere una formalità.
Al momento non è chiaro quali conseguenze ciò possa
avere per le numerose federazioni scacchistiche già
riconosciute (e in alcuni casi finanziate) dai rispettivi
Comitati olimpici nazionali.
Tuttavia non è detto che le conseguenze del rifiuto
degli scacchi da parte del Cio siano tutte negative. I
controlli antidoping ai tornei di scacchi (la cui sola
motivazione razionale era il sostegno della causa per
entrare nelle Olimpiadi) potrebbero essere immediatamente
abbandonati, ponendo fine all'assurda situazione attuale
in cui un giocatore di scacchi rischia la squalifica per
l'assunzione di sostanze (come gli steroidi anabolizzanti)
che non possono in alcun modo migliorare le sue
prestazioni. Purtroppo la decisione del Cio arriva troppo
tardi per il mondo del bridge, dove una giocatrice
professionista è stata privata della sua medaglia
d'argento ai recenti Campionati mondiali open di
Montreal, per essersi rifiutata di sottoporsi a un test.
In seguito il presidente della Wbf è stato costretto ad
ammettere che il mondo del bridge aveva tenuto nascosti
alcuni test risultati positivi, evitando di punire e di
rendere pubblici i nomi dei giocatori coinvolti.
La linea dura del Cio nei confronti degli sport mentali
potrebbe inoltre far sì che il presidente della Fide
Kirsan Ilyumzhinov riconsideri il suo impegno negli
scacchi. Si dice infatti che Ilyumzhinov nutra speranze
di carriera in seno al Comitato olimpico, facendo leva
sulle sue iniziative a favore degli scacchi e del calcio.
Ora che gli scacchi si trovano, per quanto concerne il
Cio, in un vicolo cieco, il controverso presidente
calmucco potrebbe decidere di concentrare le sue energie
sull'altro gioco mondiale.
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