La determinazione della Federazione internazionale a far
riconoscere gli scacchi come sport olimpico a pieno
titolo, ha portato la Fide, nel novembre del 2000, a
sottoscrivere integralmente i regolamenti antidoping del
Comitato Olimpico Internazionale.
In oltre venti anni di agonismo internazionale, non mi è
ancora capitato di misurarmi con un giocatore di cui
sapevo che faceva uso di farmaci per migliorare le sue
prestazioni, ma questo dato statistico conta assai poco
nel nuovo, audace mondo degli scacchi.
Dopo che il Congresso di Istanbul ha approvato la lista
del CIO delle sostanze proibite, un funzionario della
Fide ha ammesso che potremo presto avere casi di
giocatori squalificati per aver assunto inavvertitamente
una sostanza che non può in alcun modo favorire il
rendimento scacchistico.
Per il momento i controlli antidoping esistono più nella
teoria che nella pratica, poiché il costo per un test -
circa 300 Euro [ma quelli effettuati in Italia secondo i
canoni del CONI costano molto di più, tenendo conto
delle spese logistiche. NdR] - è troppo elevato per la
maggior parte degli organizzatori di tornei. Prima della
decisione di novembre, non ci sono mai stati test
antidoping in competizioni indette dalla Fide (come le
Olimpiadi e i Campionati del mondo), ma solamente alcuni
test nei paesi (come l'Italia) in cui gli scacchi sono
riconosciuti dal comitato olimpico nazionale. Inoltre la
Fide ha deciso di non predisporre controlli al di fuori
dalle competizioni. Tuttavia, nel prossimo futuro
qualsiasi giocatore che si iscriva a un torneo omologato
dovrà essere informato riguardo alle sostanze per le
quali vi sono restrizioni, altrimenti rischierà di
essere squalificato per due anni, per fare un esempio,
per aver ecceduto i limiti di caffeina consentita dal CIO.
Il primo test antidoping a un torneo di scacchi fu
effettuato in Italia, al Festival di Porto San Giorgio
del 1999 e un giocatore italiano non professionista
risultò positivo per aver assunto un farmaco di uso
comune. Dopo diversi mesi [e dopo essere finito su tutti
i giornali - NdR], il giocatore in questione riuscì a
dimostrare che il farmaco era stato assunto per una ben
fondata prescrizione medica.
Introducendo le nuove regole, la Fide non ha disposto
alcuna campagna educativa per gli scacchisti e questo
articolo, pur essendo scritto da una persona non
qualificata dal punto di vista medico, spera di essere
d'aiuto, per evitare possibili guai. [La FSI, al
contrario; pubblicò un primo elenco delle sostanze
proibite sull'organo ufficiale Scacchitalia, numero 1-1999,
e proprio in questi giorni ha messo in Internet - al sito
www.federscacchi.it - il nuovo regolamento approvato dal
Consiglio FSI in data 8 aprile 2001, con l'elenco
aggiornato delle sostanze proibite - NdR].
Molti giocatori si oppongono con decisione ai controlli
antidoping, soprattutto perché non è stata dimostrata
l'utilità scacchistica per nessuna delle sostanze
incluse nella lista del CIO ed è palesemente assurdo
squalificare un giocatore di scacchi per aver assunto
steroidi anabolizzanti. È certamente possibile che
esistano farmaci che possano far giocare meglio a
scacchi, e c'è chi sostiene che nella vecchia Unione
Sovietica furono condotti degli esperimenti per trovare
il "piccolo aiuto" dello scacchista. Il farmaco
miracoloso, nell'improbabile caso che esso sia stato
scoperto, rimane un segreto per pochi.
Attualmente il costo di una ricerca tesa a stabilire
quali sostanze possano essere dopanti negli scacchi è
proibitivo. Un test per misurare le funzioni cognitive
sotto l'effetto di una singola sostanza richiede molti
volontari e costa circa un miliardo di lire.
L'olandese NeCeDo (istituto che si occupa
istituzionalmente delle questioni legate al doping nei
Paesi Bassi) ha condotto una ricerca preliminare, per
individuare le sostanze che potrebbero avere effetti sul
rendimento negli sport mentali. La conclusione è stata
che la maggior parte dei farmaci farebbe più male che
bene a un agonista, ma individua varie sostanze incluse
nella lista del Cio (prevalentemente gli stimolanti) che
potrebbero potenzialmente avvantaggiare un praticante di
sport della mente. NeCeDo conclude affermando che
sarebbero necessari ulteriori esperimenti per scoprire
quali sostanze possano avere un effetto non puramente
teorico sui risultati negli sport mentali.
Un esperimento con il ginkgo
Tuttavia un test su un'unica sostanza specifica è già
stato effettuato: nel 1999 il Swinburne Brain Sciences
Institute di Melbourne ha sperimentato il ginkgo biloba
per un mese su 55 giovani adulti divisi in due gruppi (uno
di controllo, a cui veniva somministrato un placebo, ma
ovviamente i giovani ne erano ignari). Tutti i
partecipanti sono stati sottoposti a prove di memoria,
risoluzione di problemi e altri test intellettivi; quelli
a cui è stato effettivamente somministrato il ginkgo
biloba hanno mostrato leggeri, ma misurabili
miglioramenti sul fronte della memoria, della
concentrazione e della velocità del cervello
nell'elaborare le informazioni. I risultati di questo
test sono in linea con altri precedenti, che hanno
dimostrato l'efficacia, seppur marginale, dell'estratto
vegetale dell'antico albero del ginkgo in alcuni tipi di
demenza senile.
Il coordinatore della ricerca, Dr. Con Stough, ha notato
che i partecipanti di intelligenza media miglioravano in
misura superiore a quelli che avevano ottenuto dei buoni
punteggi nei test preliminari; ciò indicherebbe che il
ginkgo non può trasformare un forte giocatore in un
grande maestro.
Il ginkgo biloba ed altri estratti vegetali che vantano
la capacità di migliorare la circolazione del sangue non
sono banditi dal CIO, ma anche qui bisogna andare cauti:
alcuni recenti test e le lamentele di diversi atleti
squalificati tendono ad accreditare le teoria secondo la
quale alcune sostanze vegetali e gli integratori
vitaminici potrebbero produrre, se accompagnati da
allenamenti intensivi, risultati oltre la soglia
consentita di nandrolone (anabolizzante vietato).
La lista del CIO
Il Comitato Olimpico internazionale aggiunge
periodicamente nuove sostanze alla lista dei farmaci non
consentiti oltre certi livelli, perciò la lista che
segue potrebbe già risultare superata al momento della
pubblicazione. Dovrebbe comunque fornire un punto di
partenza per capire quali sostanze vanno evitate. È il
caso di ripetere che nessuna di queste sostanze ha finora
dimostrato una qualsiasi utilità per le prestazioni
scacchistiche, ma se vi capita di essere sottoposti a un
test antidoping e nel vostro organismo vengono trovate
tracce di sostanze incluse in questa lista, verrete
squalificati dai tornei Fide.
In teoria, tutti i giocatori di livello internazionale
dovrebbero far registrare agli organi competenti della
loro nazione tutti i farmaci che assumono sotto
prescrizione medica. Per i giocatori anziani in
particolare, la lista potrebbe essere piuttosto lunga.
Narcotici
Questo gruppo include eroina, morfina, metadone e
petidina. Benché queste sostanze possano produrre una
sensazione di invincibilità, esse riducono la capacità
di concentrazione, perciò non fanno bene a uno
scacchista.
Agenti anabolizzanti
Tra questi troviamo gli steroidi e i beta-2-antagonisti,
impiegati per il trattamento dell'asma. Chi soffre di
questa patologia e assume salbutamolo o cortico-steroidi
necessita di una prescrizione medica, che in teoria
andrebbe consegnata al direttore di gara prima
dell'inizio di ogni torneo.
Diuretici
Queste sostanze hanno lo scopo di aumentare la produzione
di urina al fine di eliminare le tracce di una precedente
assunzione di anabolizzanti. L'incremento nella
produzione urinaria non è normalmente un effetto
desiderabile per uno scacchista. [Ci sono persone che
prendono regolarmente diuretici per giustificati motivi
medici, ma poiché i diuretici sono inclusi tra le
sostanze proibite, se ne deve dedurre che nemmeno una
prescrizione medica possa mettere al riparo da
un'eventuale squalifica - NdR].
Stimolanti
Questa categoria include la maggior parte delle sostanze
che il già citato NeCeDo ipotizzava potessero
avvantaggiare gli scacchisti: caffeina, anfetamina,
efedrina e cocaina.
Si è già scritto molto sulla questione, ma i limiti di
caffeina consentiti sono abbastanza elevati da consentire
di bere tranquillamente anche quattro caffè nel corso di
una partita di sei ore. I giocatori con un peso corporeo
inferiore alla media dovranno però fare attenzione a non
superare questo limite. Le anfetamine - assolutamente
vietate - potrebbero essere una lama a doppio taglio per
uno scacchista. L'aumento di attenzione e di aggressività
potrebbero essere di aiuto in una partita tattica, ma nel
gioco posizionale è preferibile mantenere la calma e
l'obiettività.
Molti farmaci di uso comune contro il raffreddore
contengono efedrina, perciò è il caso di fare
attenzione ai medicinali che si assumono in caso di
influenza durante un torneo. Uno dei migliori giocatori
australiani sostiene di aver giocato la sua immortale
'Ephedrine Game' [un gioco di parole, che in inglese
assomiglia molto a 'Evergreen Game', la celebre partita
Sempreverde tra Anderssen e Kieseritsky - NdR] dopo aver
preso una pasticca contro il raffreddore, ma ciò accadde
molti anni prima che la questione antidoping venisse alla
ribalta.
Ormoni peptidici, mimetici e analoghi
Queste sostanze potrebbero aumentare la resistenza di uno
scacchista. La più nota in questa categoria è
l'eritropoietina (EPO), che stimola la produzione di
globuli rossi, ed è molto 'indicata' per i ciclisti.
L'ormone della crescita e l'insulina sono ininfluenti dal
punto di vista scacchistico, a meno ché non si pensi che
avere mani grandi (un effetto collaterale dell'ormone
della crescita) possa essere un vantaggio per il
giocatore. Tuttavia è in fase di sperimentazione un
nuovo 'ormone cerebrale' che potrebbe un giorno
conquistare il ruolo di 'farmaco miracoloso' per gli
scacchisti, ma probabilmente sarebbe vietato in partenza
come rientrante in questa categoria.
Doping ematico, trasportatori artificiali di
ossigeno ed emoderivati
Karpov impiegò una primitiva macchina 'ossigenatrice'
durante il suo match con Kasparov del 1990, ritenendo che
ciò potesse aumentare la sua energia, ma il CIO è più
preoccupato degli espedienti chimici che consentono di
aumentare la quantità di ossigeno trasportata dal
sangue, o addirittura di aumentare il sangue presente nel
corpo dell'atleta.
Manipolazioni chimiche e fisiche
Alterare o manomettere un campione di urina è il reato
più grave in questa categoria, ma si spera che gli
scacchisti abbiano qualcosa di meglio da fare.
Sostanze sottoposte a restrizioni
Certe sostanze non sono completamente vietate dal CIO, ma
possono essere sottoposte a restrizioni nelle singole
discipline sportive in cui potrebbero avvantaggiare
l'agonista. L'alcool e i cannabinoidi [hashish e
marijuana] rientrano in questa categoria, ma la Fide ha
deciso che non vengano testati poiché si ritiene che
possano avere effetti negativi, e non positivi, sulle
prestazioni.
Tuttavia i beta-bloccanti, che inducono calma facendo
diminuire il battito cardiaco, saranno vietati per gli
scacchisti. L'evidenza sembra suggerire che anche i beta-bloccanti
non diano vantaggi, poiché raggiungerebbero il solo
risultato di rendere un giocatore più tranquillo mentre
osserva il suo orologio che si avvicina e poi oltrepassa
i limiti di tempo. Inoltre i beta-bloccanti tendono a
ridurre la resistenza.
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