In vista delle elezioni che si svolgeranno a Milano domenica 20 marzo, abbiamo rivolto alcune domande ai tre candidati alla presidenza della Federazione Scacchistica Italiana.
Le elezioni del 20 marzo porranno fine al commissariamento e, ci auguriamo, a una lunga fase di travaglio della Fsi iniziata già negli ultimi anni della presidenza Zichichi. Quale ricetta e soprattutto quale programma proponi affinché la federazione e tutto il movimento scacchistico possano finalmente voltare pagina e ritornare a crescere in un clima più disteso e costruttivo?
Pagnoncelli – Per quanto riguarda la struttura federale, è indispensabile agire su due livelli: un centro più efficiente e organi periferici con maggiori responsabilità e risorse. L’assunzione di un Segretario Generale, con poteri gestionali e sotto il controllo diretto del Presidente e del Consiglio, è un punto su cui, mi pare, concordiamo tutti. L’obiettivo è quello di separare il più possibile le funzioni di indirizzo politico del Consiglio dalla gestione delle attività di carattere-tecnico amministrativo, scongiurando il rischio di paralisi in caso di avvicendamenti nelle cariche. Dall’altro lato, è necessario trasferire più competenze e risorse agli organi periferici, il cui lavoro rappresenta il cardine dell’attività federale.
Questo concetto è alla base della mia idea di Federazione: un centro più “leggero”, che svolga un ruolo di coordinamento, controllo e indirizzo; e una periferia con più mezzi economici e competenze organizzative.
Esistono poi una serie di priorità che il nuovo Consiglio dovrà affrontare. Innanzitutto la revisione dei regolamenti, che dovranno essere razionalizzati, semplificati e coordinati con il nuovo Statuto. Poi il Campionato Italiano Assoluto. Lo scorso anno, la Commissione Tecnica, da me presieduta, elaborò un progetto di riforma basato su un torneo a eliminazione diretta e su un sistema di incentivi volto a favorire la partecipazione dei nostri migliori giocatori. Purtroppo quella proposta non fu mai discussa dal Consiglio, a causa delle note vicende. Se sarò eletto, ho intenzione di riproporre quel progetto per elaborarlo e approvarlo in tempi rapidi.
Infine il settore giovanile, che rappresenta il futuro del nostro movimento e quindi ha un’importanza strategica fondamentale. Il lavoro svolto negli ultimi anni ha dato buoni frutti, soprattutto a livello scolastico e di formazione di vertice. Il problema ora è quello di dare più continuità al percorso formativo. A mio avviso, la soluzione più indicata sono le scuole di scacchi, il cui sviluppo dovrà essere opportunamente favorito facendo leva sugli incentivi finanziari da destinare agli organi periferici sulla base dei risultati ottenuti in questo settore.
Sileci – Che il clima debba essere disteso e costruttivo è decisamente il presupposto fondamentale affinché la nostra Federazione possa finalmente uscire da una fase pionieristica ed incanalarsi verso una gestione più manageriale al passo con i tempi.
Il funzionamento amministrativo nettamente separato dalle decisioni politiche, appare indispensabile per il superamento della condizione di eterna stasi in cui versa da qualche tempo la FSI. L’assunzione del segretario generale, così come indicato del resto dallo statuto (vecchio e nuovo) che ne indica anche le funzioni, è un passaggio obbligato e a nulla valgono quei dubbi “strumentali” sui costi o altre amenità similari. A questo punto verrebbero a cadere anche quelle barriere, anche queste molto spesso “strumentali”, sulla provenienza geografica dei dirigenti Federali.
Trasparenza, capacità di decentrare, condivisione degli obiettivi, capacità di coinvolgere la base, attraverso i Comitati Regionali e Provinciali, vera espressione delle società! Ecco la ricetta per far ripartire la nostra Federazione.
Non vi è dubbio, ormai finalmente ne siamo tutti consapevoli, che il settore giovanile è quello su cui bisogna investire di più e meglio; i risultati di questi ultimi tempi finalmente danno ragione a quelle voci nel deserto di qualche anno fa! Ma non basta: per raccogliere 1 molto spesso si è seminato 100, quindi bisogna seminare progressivamente sempre di più individuando gli incentivi più adatti affinché gli organi periferici e le singole società investano sempre di più sul settore giovanile. Sinergicamente dovrebbe essere creato un settore istruttori, che stenta a decollare, anzi non è mai decollato; la creazione di macchine elefantiache, regolamenti molto spesso inapplicabili o male interpretati generano solo confusione ed incomprensione con gravissimo danno dell’immagine della Federazione: sarebbe bastato decentrare qualche funzione o dialogare di più!
A proposito di immagine, altro settore che va curato bene e sostenuto è il settore arbitrale; da ex direttore di gara sono convinto che la classe arbitrale misura lo stato di salute della nostra federazione. L’arbitro è la persona a cui tutti si rivolgono, dal neofita al maestro al dirigente di società; molto spesso rappresenta il primo impatto della Federazione con il mondo esterno; necessita quindi di particolare cura nella scelta dei quadri e di continua formazione preferibilmente su base regionale. Altra cosa da fare in tempi brevi è la rivisitazione dei regolamenti, in modo da snellirli e renderli più aderenti alle esigenze della Federazione: non credo si possa rinunciare ancora alla certezza del diritto.
Tassi – Ogni ricetta di successo si basa sulla qualità e sull’equilibrio degli ingredienti, oltre che sulla sua preparazione. Riprendo questa metafora per sottolineare l’importanza del profilo delle persone che andranno a comporre gli organi federali e dei rapporti esistenti tra loro. È chiaro che senza uno spirito di collaborazione si ricadrebbe nella situazione di travaglio da cui è invece indispensabile uscire. Proprio per questo il mio programma è frutto di un confronto continuo con molte persone, che condividono il valore del lavoro di squadra, ognuno con il proprio contributo.
Il risultato di questo lavoro è oggi un corposo programma il cui dettaglio è disponibile sul sito www.oliviertassi.it. Approfitto di questa occasione per parlare in modo approfondito soprattutto delle priorità del programma, che sono riconducibili a tre aspetti:
1. Efficienza gestionale e trasparenza, tramite l’assunzione di un Segretario Generale competente ed affidabile, cosa prevista dallo Statuto FSI e fino ad oggi disattesa. Alcuni sostengono che il costo non sia sostenibile, ma quanto ci è costato non averlo? A parer mio, ma anche di molti altri, tanto, troppo e non solo dal punto di vista economico. Non a caso il CONI prevede questa figura, come momento di separazione tra sfera politica e sfera amministrativa;
2. Profilo del Consiglio Federale, soprattutto nel senso delle persone che lo andranno a comporre e delle sue azioni di indirizzo e controllo, con un metodo di delega. Ad esempio occorre aprire la partecipazione alle commissioni a delle persone di valore, esterne al Consiglio, che seguendo precisi indirizzi, propongano le soluzioni ai problemi tecnici e/o organizzativi, che poi verranno vagliati e approvati dal Consiglio;
3. La crescita del movimento scacchistico, per essere fruttuosa, ha bisogno che le occasioni di crescita (Tornei, Manifestazioni, Formazione, ecc..) siano sostenute, ad esempio sul fronte delle risorse con una attenta gestione dell’immagine degli scacchi, istituendo un ufficio di relazioni esterne. Infatti una immagine positiva e diffusa è il primo biglietto da visita per un organizzatore. Ma non basta, occorre disporre delle competenze necessarie ed avere dei punti di riferimento per le attività di formazione e di promozione del gioco, con particolare riferimento ai giovani. Per questo è mia intenzione costituire dei Centri Tecnici Federali (CTF), essi serviranno per la formazione degli istruttori e dei giocatori di interesse nazionale, grazie a seminari di alto livello e alla produzione di curricula e materiali didattici di eccellenza. Idealmente, i CTF devono costituire il primo passo verso la creazione di una Scuola Nazionale di Scacchi, fornendo anche competenze e supporto per le attività divulgative e culturali. Contatti con qualificati Istruttori e Giocatori magistrali, mi hanno confermato ampie disponibilità per crearne almeno tre (uno al SUD, uno al Centro, forse più di uno al Nord).
Vedendo le cose dal di fuori, una delle cause della crisi federale sembra essere stata la decisione, contestata dal Coni e dai revisori dei conti, di devolvere una quota ingente delle risorse della Fsi ai Comitati Regionali. Fa parte di una normale dialettica che ci siano interessi, anche economici, divergenti tra gli organi centrali e quelli periferici, come pensi si possa raggiungere un punto di equilibrio?
Pagnoncelli – Ciò non è del tutto esatto. L’ultimo Consiglio fu eletto anche con l’idea di valorizzare il ruolo degli organi periferici attraverso un aumento dei contributi finanziari. I Revisori dei Conti non entrarono mai nel merito della questione. Non dissero è giusto o è sbagliato, né avrebbero potuto farlo dal momento che si tratta di una decisione di natura politica che, in quanto tale, non può essere contestata da un organo che ha esclusivamente funzioni di controllo. I Revisori diedero parere negativo perché ritenevano che quella decisione fosse in contrasto con il Regolamento Amministrativo Federale, che stabilisce con esattezza le modalità di finanziamento dei Comitati Regionali. In altri termini, l’aumento degli stanziamenti a favore degli organi periferici avrebbe dovuto essere preceduto da una modifica del RAF. Preso atto del loro parere, il Consiglio ritirò la proposta. Perciò la crisi non fu dovuta a questo, ma a tutt’altri motivi. In particolare alla situazione di grave instabilità del Consiglio – da cui si erano dimessi il Presidente e alcuni consiglieri – e alle irregolarità amministrative riscontrate sia a livello centrale che periferico. Per tornare alla domanda, io non vedo una divergenza tra gli interessi degli organi centrali e periferici. Se i primi sono il cuore della Federazione, i secondi sono il suo sistema vascolare. Purtroppo è un sistema vascolare che ha dei problemi, soprattutto perché la scarsità delle risorse destinate agli organi periferici spesso impedisce loro di svolgere dignitosamente anche le più elementari attività istituzionali. In concreto, la mia proposta prevede che ai Comitati Regionali venga destinata una percentuale fissa su tutto il “valore” da essi prodotto. Prevede inoltre la creazione di un “fondo di solidarietà” da destinare ai Comitati che hanno bisogno di un maggiore sostegno. Considerando il bilancio attuale della Federazione, anche in vista dell’assunzione di un Segretario Generale e del finanziamento di iniziative quali il progetto Giovani di vertice, ritengo che questa ridistribuzione delle risorse dal centro verso la periferica sia non solo possibile, ma anche necessaria.
Sileci – Non credo proprio che i contributi ai Comitati Regionali abbiano determinato la crisi della Federazione; se così fosse, nel caso di una mia elezione correrei senz’altro il rischio di un immediato commissariamento dato che uno degli obiettivi è proprio quello di decentrare funzioni e conseguentemente mezzi finanziari ai CR. In sede di conferenza dei Presidenti dei CR, più volte si è parlato di quest’argomento tanto da arrivare a proposte unanimemente condivise sulla opportunità di aumentare i contributi, rideterminando il criterio di distribuzione con l’individuazione di una percentuale (25-30%) sugli introiti che ogni singolo Comitato Regionale conferisce alla Federazione, con un occhio di riguardo ai Comitati più piccoli e con meno risorse.
Tassi – In realtà, il CONI non contestò direttamente i finanziamenti ai Comitati Regionali: constatò piuttosto la violazione del Regolamento Amministrativo Federale (RAF) in vigore. Il deposto Consiglio Federale intendeva aumentare significativamente i contributi ai CR, in questo violando il RAF (che ne determina i criteri di finanziamento); ed è qui che sono intervenuti i Revisori, fermando tutto.
A questo punto (era il novembre 2003), il Consiglio istituì una commissione ad hoc per emendare il RAF, commissione che però in quasi un anno non produsse alcuna proposta organica di modifica. Nella stessa seduta, il Consiglio deliberò un “contributo straordinario generalizzato” ai CR che conteneva evidenti vizi formali (o è straordinario, o è generalizzato), senza contare che in alcuni CR erano state da poco rilevate gravi irregolarità amministrative e non erano stati presi adeguati provvedimenti nei loro confronti.
Questa situazione spinse il CONI a convocare i vertici federali per esaminare i fatti; a seguito di quella riunione, il Consiglio fu “costretto” a commissariare due CR e a revocare l’illegittima delibera sul contributo straordinario. Da questa necessaria, anche se un po’ noiosa, analisi dei fatti, emerge che i “problemi” tra Consiglio e Revisori non sono stati “politici” ma gestionali. Ai revisori spetta un compito, spesso ingrato, ma fondamentale: quello della tutela dell’interesse pubblico.
Venendo alla seconda parte della domanda, il punto di equilibrio politico con i CR è già ampiamente contenuto nel mio programma: sarò ben contento di finanziare quei Comitati che presenteranno progetti specifici e di valore a sostegno delle loro richieste. Verrà premiato lo spirito di iniziativa dei CR, di cui ho ben presente il ruolo decisivo, che troveranno nella nuova Dirigenza FSI un interlocutore attento alle loro necessità e pronto a favorirne la crescita.
Ti presenterai alle elezioni con una squadra di consiglieri di tua fiducia, esponendoti al rischio di creare un gruppo dirigente monolitico, non rappresentativo di tutte le componenti, oppure ti candiderai alla presidenza lasciando che l’assemblea esprima autonomamente il Consiglio Direttivo, esponendoti al rischio opposto di essere continuamente “impallinato” dai consiglieri più critici, come avvenuto sistematicamente negli anni scorsi?
Pagnoncelli – Il termine “monolitico” ha una sfumatura un po’ negativa. Diciamo che auspico un consiglio unito, dove le discussioni e le diversità di opinioni, che di per sé sono una ricchezza, rimangano entro i limiti della normale dialettica tipica di ogni organo collegiale. Ritengo che questo sia uno dei compiti fondamentali del Presidente, il quale deve garantire rapporti trasparenti e fornire tutte le informazioni necessarie per permettere a ognuno di svolgere al meglio il proprio compito. Intendo comunque avvalermi anche della collaborazione di alcune persone di mia fiducia e che mi hanno già offerto la loro disponibilità.
Sileci – La squadra non può essere determinata dal Presidente. Sarà sottoposta agli elettori una rosa di nomi frutto della concertazione dei Presidenti dei Comitati Regionali e da tutti condivisa: saranno poi i Presidenti di società ed i delegati a scegliere liberamente. Credo sia la soluzione più democratica e nel contempo più efficace e motivante.
Tassi – Le persone con cui sono in contatto sono molte, alcune non hanno intenzione di candidarsi, altre sono in dubbio, altre mi hanno già dato la loro disponibilità. Mi sono orientato su persone che hanno delle forti competenze tecniche (maestri nazionali ed internazionali), magari con esperienze in federazione (capaci anche di lasciare l’incarico quando le condizioni non permettevano più di lavorare seriamente) ed alcune di esse con forti esperienze professionali, tutte però con lo spirito di squadra di cui ho accennato precedentemente. Ovviamente punto ad avere in Consiglio una maggioranza (6 su 10), ma sono convinto che nella situazione in cui siamo si mobiliteranno anche personaggi di alto livello “indipendenti”, che contribuiranno al lavoro della squadra di governo con interventi di spessore e, quando necessario, con un’opposizione costruttiva che sia di stimolo per migliorare l’azione della FSI.
Vorrei aggiungere una considerazione. Tutti noi sappiamo che la FSI sta vivendo un momento storico critico: con il Commissariamento abbiamo toccato il fondo e oggi dobbiamo puntare a un Consiglio di alto profilo per risalire la china. Per questo motivo credo che ci sarà una grande mobilitazione al voto, ed auspico che il Commissario favorisca al massimo la partecipazione, perché chi avrà la responsabilità del voto dovrà valutare personalmente i candidati, individuando gli uomini dotati delle qualità intellettuali, organizzative e morali atte a ridare alla nostra FSI il prestigio e l’efficienza che devono esserle consoni.
Fra 15 mesi ci saranno le Olimpiadi scacchistiche a Torino. A parole tutti dicono che è un’occasione di rilancio irripetibile, ma nei fatti non si ha ancora notizia di iniziative di ampio respiro che preparino il terreno, al fine di massimizzare la ricaduta dell’evento. Quali sono i tuoi progetti e che rapporti hai avviato con il comitato organizzatore?
Pagnoncelli – Per il momento sono un candidato alla presidenza federale e quindi non ho alcun titolo per avviare contatti ufficiali con nessuno. In qualità di Presidente del Comitato Regionale Lombardo, carica che ho ricoperto per molti anni, ho avuto la possibilità tramite il Forum dei Comitati Regionali e le Assemblee (sempre) dei CR di leggere e di ascoltare il Presidente del Comitato Regionale Piemontese, Roberto Rivello, il quale ha anche chiesto ai CR di attivarsi per organizzare attività promozionali e manifestazioni collaterali. Come Fiduciario Regionale Arbitri e in collaborazione con il Settore Arbitrale, negli ultimi due anni ho organizzato diversi corsi di formazione per arbitri, proprio in vista dell’evento olimpico. Parlando in termini generali, per quanto riguarda gli arbitri credo che il lavoro di preparazione svolto fino a oggi sia stato decisamente all’altezza. Al contrario, temo che la FSI si sia mossa con grave ritardo nei rapporti con il Comitato Organizzatore, che andrebbero gestiti da una persona incaricata ad hoc. La Federazione può e deve svolgere un ruolo di sostegno, coadiuvando il Comitato Organizzatore nell’opera di promozione dell’evento. Da questo punto di vista, ogni occasione per ottenere spazio e visibilità sui mezzi di comunicazione è preziosa e va ricercata e sfruttata.
Sileci – Purtroppo queste elezioni cadono in un periodo infelice in relazione all’evento Olimpico, troppo poco tempo ci separa da Torino 2006 e sarà molto difficile recuperare il tempo perduto. Dal punto di vista tecnico la Federazione avrà il compito non facile di formare un notevole numero di direttori di gara all’altezza dell’evento: il CAF che verrà rinnovato il 13 febbraio prossimo ha però l’opportunità di bruciare i tempi, dato che sarà operativo prima del Consiglio Federale e sono sicuro che darà prova di lucidità e rapidità organizzativa.
Per fortuna all’interno del Comitato Organizzatore la Federazione è già ben rappresentata, con alcuni membri ho buoni rapporti personali che senz’altro faciliteranno l’azione comune per far si che l’evento sia veramente un’occasione di rilancio degli scacchi in Italia.
Tassi – Grazie all’ottimo lavoro svolto dal comitato organizzatore, con il quale ho scambiato alcune riflessioni, sono già avviate alcune iniziative che serviranno ad attirare l’attenzione dei media.
Personalmente, mi sono avvalso delle mie conoscenze nel mondo dell’informatica per presentare, ad alcune delle maggiori società del settore, delle proposte per realizzare una serie di manifestazioni collaterali che catalizzino l’attenzione delle amministrazioni pubbliche e delle imprese.
Nell’agosto scorso, a Roma, ho parlato con Kasparov, che si è mostrato disponibile a partecipare a iniziative di forte impatto, è un caso di convergenza perfetta tra i suoi obiettivi e i nostri.
Un altro tema fondamentale è la formazione di una squadra nazionale che possa non dico competere con i primi ma almeno ottenere qualche “scalpo” importante e comunque posizionarsi dignitosamente in classifica. Recentemente ho incontrato Sergio Mariotti, che ha delle idee ben precise, oltre che un’esperienza straordinaria, e che ho visto pieno di entusiasmo all’idea di portare gli scacchi italiani al livello che si meritano. Abbiamo ipotizzato la partecipazione di una squadra di giovani a fianco della prima squadra (essere paese organizzatore ci permette di schierare fino a 3 squadre maschili e fino a 2 femminili), affiancando loro un “trainer” di assoluto prestigio (sono già stati presi contatti con un ex-Campione del mondo). Questa sarebbe un’eccellente maniera di valorizzare il nostro vivaio, che ultimamente ha dato prova di grandi qualità e permetterebbe di avviare la valorizzazione dei nostri talenti. Non da ultimo il valore di immagine per i media, soprattutto delle testate non specializzate, di una federazione che lavora su delle prospettive, senza contare la simpatia che ispirerà questa squadra di “enfants terrible”.
Infine, sarà importante gestire il lascito che dell’auspicata popolarità che gli scacchi andranno guadagnando da qui al 2006. La Federazione dovrà ottenere la massima visibilità e offrire un sostegno valido a chi chiederà di praticare la nostra attività, indirizzando la richiesta di scacchi verso le nostre società sportive e preparando le società ad accogliere i nuovi tesserati.
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