Non è per spirito salomonico che mi trovo costretto a
bollare anche il match Kramnik-Leko come un "non
campionato mondiale", dopo il "non campionato"
della Fide vinto da Kasimdzhanov. Fatto sta che questo
foglio di carta è l'unico mezzo di cui dispongo per
contrastare quelle poche persone che, pur avendone il
potere, non si sentono più di tanto obbligate a
ristabilire la normalità, invocata dal 99% degli
scacchisti di tutte le razze e categorie. Il giorno prima
dell'inizio della sfida, a una domanda di Dario Mione
riguardo alla riunificazione del titolo mondiale, Kramnik
ha risposto senza pudore: "Nemmeno l'1% del mio
cervello è impegnato in questi pensieri."
Leko ha lasciato aperto uno spiraglio: "Sono
disposto a rispondere a questa domanda al termine del
match."
Detto questo bisogna riconoscere che il match di Brissago
- molto ben organizzato, con un numero di partite, una
cadenza di gioco e una borsa degni di un vero mondiale -
entra a buon diritto nel solco delle sfide classiche che
hanno scolpito i nomi dei campioni che tutti riconosciamo
come tali, da Steinitz a Kasparov. Non a caso gli sponsor
dell'evento hanno presentato Kramnik come il "quattordicesimo
campione del mondo" e sono pronti a nominare Leko,
qualora vincesse, come il quindicesimo. Va ricordato che
il 25enne ungherese si qualificò come sfidante vincendo
il torneo dei candidati di Dortmund nel 2002: batté
Shirov in semifinale e Topalov in finale, assenti
Kasparov - dicendosi defraudato da Kramnik di un diritto
alla rivincita che non ho mai capito dove fosse scritto -
e Anand. Il fuoriclasse indiano ha ribadito anche di
recente di essere interessato ormai solo alla conquista
di un titolo mondiale unificato, dopo aver sperimentato
che la sua vittoria al campionato Fide 2002, pur essendo
stata autorevole sotto ogni punto di vista, è già quasi
dimenticata perfino dai suoi tifosi.
Per concludere non mi resta che ringraziare gli
organizzatori per la squisita ospitalità di cui ho
goduto nelle giornate inaugurali della sfida di Brissago,
sul Lago Maggiore nel Canton Ticino, insieme ad altre
decine di giornalisti di settore provenienti da tutta
Europa. Latitano per il momento la grande stampa e le
televisioni, ma questa sembra essere diventata la regola
da quando il campionato mondiale di scacchi non è più
uno e indivisibile.
Sarà un caso?
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