Mancano sei mesi esatti all’inizio delle Olimpiadi Scacchistiche di Torino e nell’ambiente siamo già tutti con
il fiato sospeso in attesa dell’evento. I primi annunci diffusi dall’organizzazione ci inducono all’ottimismo: la sede di gioco sarà l'Oval, un
moderno edificio non lontano dalla Stazione che ospiterà, sotto lo stesso tetto del torneo olimpico,
un gran numero di tornei aperti a tutti, il campionato mondiale dei computer, le conferenze divulgative, le sale
analisi con i commenti dal vivo dei grandi maestri, la mostra-mercato, gli schermi giganti. Sarà la più vasta
sede che le Olimpiadi degli Scacchi abbiano mai avuto (oltre 21.000 metri quadri) e, a differenza delle ultime
edizioni, il pubblico potrà entrare nell’area di gioco per seguire le partite più importanti e passeggiare tra
le scacchiere (a piccoli gruppi e con la consegna del silenzio, si intende) . Un’altra meravigliosa
opportunità sarà quella di poter vivere le Olimpiadi dal di dentro come volontario: ne serviranno di tutte le
età e in diversi ambiti, ogni volontario potrà scegliere il settore di intervento, sportivo o civico, e dovrà
seguire un percorso preliminare di formazione.
La sindrome della patta. Ecco un tema che torna periodicamente al centro dell’attenzione: che fare quando i
grandi maestri uccidono il pathos di un ultimo turno siglando rapidi armistizi negli incontri decisivi, oppure
quando nei tornei a eliminazione le partite regolamentari vengono rapidamente lasciate per patte, per
giocarsi tutto nelle lampo di spareggio e risparmiare energie per i turni successivi? Recentemente è arrivata
da due noti dirigenti dello scacchismo asiatico una proposta radicale: eliminare il risultato di parità
imponendo in ogni caso spareggi a cadenza lampo. Per fortuna il grande maestro inglese John Nunn è subito
sceso in campo, per ricordare che da secoli il risultato di patta fa parte del gioco e cercare di eliminarlo
porterebbe a una mutazione fondamentale, probabilmente verso il peggio. Nunn distingue inoltre tra le patte
dei big che vengono ingaggiati per dare spettacolo nei grandi eventi e quelle che permettono al professionista
medio di assicurarsi un premio che è tutto il suo reddito. Tuttavia la regola del torneo di Sofia (vietato
fare patta d’accordo) ha già fatto proseliti anche negli open e credo che avrà un futuro, basterà introdurre
qualche correttivo per evitare il fatidico finale di Re contro Re. Sicuramente ne riparleremo.
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