La bufera che ha investito il match Kramnik-Topalov da un lato ci fa ripiombare nelle atmosfere dei match in stile “guerra fredda”
(il forfait di Fischer contro Spassky, i parapsicologi delle sfide Korchnoi-Karpov), dall’altro ci dà un assaggio di quello che si teme possano diventare gli scacchi del futuro: pura paranoia tecnologica indotta dal rischio concreto che l’avversario bari per mezzo di microauricolari sottocutanei, computer palmari e chissà quali altre diavolerie.
Al momento di andare in stampa, con un lieve ritardo proprio per aspettare la ripresa del gioco dopo quattro giorni di crisi, il rischio di un naufragio del match mondiale di riunificazione sembra scongiurato. Resta il timore che il match abbia una coda velenosissima, come accadrebbe nel caso in cui la vittoria a forfait assegnata a Topalov nella quinta partita dovesse risultare determinante per il titolo. Resta l’amaro in bocca per il triste spettacolo di insinuazioni, proteste scritte, interventi quantomeno discutibili proprio da parte di chi era preposto a garantire la correttezza e il rispetto delle regole.
Restano le ombre sull’immagine e sulla personalità dei campioni: polemici, fragili, diffidenti, permalosi o semplicemente avidi? È quasi una fortuna che i grandi media, per adesso, stiano ignorando il match di Elista: di materiale, per condire la notizia con i soliti luoghi comuni, ce n’è in abbondanza.
Entrando nel merito della disputa, metterei a fuoco tre punti fondamentali. Primo: i componenti del comitato d’appello del match si sono dimostrati incompetenti e non al di sopra delle parti, non avrebbero mai dovuto mostrare al manager di Topalov i video di ciò che faceva Kramnik nel suo camerino, un match di scacchi non è un reality. Secondo: la reazione di Kramnik è stata eccessiva, non credo ci fosse davvero bisogno di perdere una partita a forfait per far valere i propri diritti. Terzo: se fossi uno sponsor interessato a investire un milione di euro su un match di scacchi, dovrei riflettere sul fatto che dopo
sole quattro partite l’evento rischiava di abortire, perché entrambi i contendenti minacciavano di tornarsene a casa. Sarebbe come se Italia e Francia avessero rifiutato di scendere in campo nella finale di Berlino, magari per una disputa riguardante l’uso delle toilette negli spogliatoi!
Dati i tempi di stampa, quando questa rivista arriverà nelle mani dei lettori il match di Elista sarà, comunque vada, concluso. Per ogni aggiornamento non ci resta che rimandarvi al nostro sito internet
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