Il torneo Fide in Internet che ha qualificato otto
giocatori per il prossimo campionato del mondo "reale"
ha aperto ufficialmente una nuova era per il gioco degli
scacchi. Come in ogni rivoluzione che si rispetti,
l'inizio è stato a dir poco tumultuoso.
Cercherò di mettere a
fuoco alcuni punti, sforzandomi di evitare giudizi
sommari. Innanzitutto la partecipazione, 247 giocatori
fra i quali non molti titolati, è stata molto bassa, pur
trattandosi della prima volta.
Le regole relative alla squalifica dei giocatori "elettronicamente
dopati" e alla ripetizione delle partite inficiate
da problemi tecnici avrebbero richiesto una lunga
sperimentazione preventiva. Lo stesso dicasi per il
software impiegato per la gestione del torneo. Date
queste premesse, è logico che i giocatori squalificati
reclamino ora la propria innocenza, ricordando che non ci
sono prove a loro carico, se non il dato statistico che
una certa percentuale delle mosse da loro giocate
risultino identiche a quelle che, nelle stesse posizioni,
sarebbero state scelte dai migliori programmi
scacchistici in commercio. E poiché questo è l'ostacolo
principale a una sana crescita delle competizioni
scacchistiche via Internet, vale la pena di riportare
l'opinione di un noto produttore di software
scacchistici, il quale ha affermato che l'impiego di
qualsiasi programma andrebbe semplicemente consentito,
poiché è noto che i giocatori più forti fanno un uso
migliore delle analisi fornite dal computer. In questo
modo la meritocrazia verrebbe forse salvaguardata, ma chi
volesse giocare con la sua testa resterebbe
irrimediabilmente escluso!
Riguardo agli otto qualificati, sarà interessante vedere
cosa faranno all'imminente campionato mondiale di Mosca,
ricordando peraltro che la loro qualificazione è
avvenuta in un torneo a cadenza semilampo. La qual cosa
meriterebbe di per sé un altro approfondimento critico.
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