Sommario
3 Linares - Grischuk re dell’ultimo
minuto
di Ian Rogers
9 Interviste - Topalov, Kamsky e il loro match
di Janis Nisii
11 Sofia - Match dei candidati Topalov-Kamsky
di Ian Rogers
20 Interviste - Fabiano Caruana: “Ho avuto fortuna”
di Janis Nisii
21 Wijk aan Zee - Partite di Caruana
di Roberto Messa
24 Cannes - Commenta Sabino Brunello
26 Teoria - La variante Traxler nella Due Cavalli
di Pierluigi Passerotti e Pietro Pastore
27 I campionati mondiali - 86ª parte
di Pierluigi Passerotti
34 Teoria - Un buon sistema contro l’Inglese
di Pierluigi Passerotti e David Isonzo
40 Test per principianti e test per tutti
42 Mosca - Open Aeroflot
44 Studi - Concorso Magyar Sakkvilag 2007
di Marco Campioli
46 Torino - Convegno “Gli scacchi, un gioco per crescere”
di Roberto Messa
52 Calendario
56 Milano - Pagnoncelli presidente FSI
di Roberto Messa |
Un
lettore mi scrive: “Ho letto l’articolo del GM Ian Rogers su
‘Ivanchuk e l’antidoping’ e sono rimasto stupefatto. Ho letto
affermazioni inaccettabili per chiunque si occupi in genere di
sport. Dire che ‘squalificare Ivanchuk sarebbe devastante per il
mondo scacchistico e per lui il cui amore per gli scacchi è
leggendario’ è un vagare nelle nebbie del nulla. E ancora: ‘il
pensiero che Ivanchuk possa aver cercato di migliorare la
propria capacità con i farmaci è palesemente assurdo’. Perché
poi? Qui di palesemente assurdo c’è solo l’ignoranza dei
protocolli fondamentali della pratica sportiva oltre che delle
esperienze passate. Era assurdo che Pantani…, era assurdo che
Marion Jones… Perché non Ivanchuk? A noi non interessa cosa fa
l’ucraino e ci auguriamo che sia pulito: come osservatori
vogliamo che rispetti le regole e se non lo fa che sia punito.
Si giocherà a scacchi anche senza di lui.”
Premesso che la linea della rivista è di lasciare a ogni
collaboratore la massima libertà nell’esprimere le sue opinioni,
proprio perché desideriamo che trovino spazio anche voci tra
loro molto dissonanti, sulla dibattuta questione dell’antidoping
negli scacchi mi sento chiamato a mettere nero su bianco la mia
posizione. Punto primo: la Federazione Scacchistica Italiana è
associata al Coni e pertanto, come recita il nostro statuto, ne
accetta incondizionatamente tutti i principi e le regole,
inclusi quelli sull’antidoping. Punto secondo: sono tesserato
della FSI dal 1973 e come tale rispetto le regole e mi adopero
affinché tutti le rispettino. Punto terzo: alcune regole mi
piacciono meno di altre e quelle sull’antidoping secondo me
hanno il difetto di essere calibrate per gli sport fisici e non
per le attività cerebrali; pare che non ci si possa fare niente
e me ne faccio una ragione. Punto quarto: sono nell’ambiente da
più di trent’anni e mai, dico mai, nei pettegolezzi o nei
corridoi dei tornei di scacchi ho raccolto qualche confidenza,
dai giocatori di circolo ai campioni del mondo, in merito a
possibili “aiutini” farmacologici. Vorrà pur dire qualcosa.
Punto quarto: da un punto di vista non italiano ma
internazionale, come è quello del grande maestro Ian Rogers e di
quasi tutti i migliori giocatori del mondo, i controlli
antidoping vengono subiti come una farsa della burocrazia
sportiva a cui la Fide, con poca credibilità sia interna che
esterna, cerca di allinearsi. Questo perché gli scacchi sono uno
sport riconosciuto dal Comitato Olimpico Internazionale, ma si
ritiene con pochissime speranze di assurgere a disciplina
olimpica, ovvero di entrare un giorno nel programma delle
Olimpiadi estive o invernali. Attualmente è molto più sentita
dai giocatori la minaccia del cosiddetto doping informatico,
come testimoniano alcuni piccoli scandali degli ultimi anni; se
ne parla anche in questo fascicolo nell’articolo sull’Open
Aeroflot di Mosca. |