Se devo credere a quanto mi dicono molti scacchisti
ufficialmente inattivi, semplici appassionati e
addirittura neofiti, nonché ai numeri che leggo nei
lanci pubblicitari dei maggiori siti internazionali, il
numero delle partite di scacchi giocate quotidianamente
via internet potrebbe aver già superato il numero di
quelle giocate con l'armamentario tradizionale. In ogni
angolo del pianeta centinaia di migliaia di persone di
ogni età e di ogni livello, dai dilettanti più
sprovveduti ai campioni del mondo (ufficiali, ufficiosi e
sedicenti, Fischer incluso) quasi ogni sera accendono il
computer e giocano a scacchi. Secondo i dati diffusi
dall'ICC (Internet Chess Club) il grannde maestro svedese
Ulf Andersson avrebbe già al suo attivo non meno di 27.912
partite, ma ci sono anche molti italiani che ne giocano
almeno una dozzina al giorno. Ecco una delle possibili
spiegazioni per il calo di frequenza patito da molti
circoli scacchistici tradizionali, come pure per la
crescita lenta, in rapporto agli sforzi promozionali
compiuti, dell'attività agonistica classica.
Dunque gli scacchi stanno diventando (o sono già
diventati) il più intelligente dei videogiochi e uno dei
pochi che alimenta una forma di dialogo, seppur virtuale,
tra persone di quasi tutti i Paesi del globo,
considerando che alle partite via internet si
accompagnano spesso commenti e messaggi. Preso atto di ciò,
la Federazione Scacchistica Italiana ha ufficialmente
aperto l'affiliazione dei club scacchistici virtuali che
cominciano a costituirsi anche in ambito nazionale,
lasciando ad essi, in questa fase pionieristica, ampia
libertà di iniziativa, senza offrire peraltro
facilitazioni e scorciatoie sul piano tecnico e
regolamentare.
A noi non resta, per concludere, che applaudire alla
vitalità di questo gioco, che dimostra ancora una volta
di sapersi adattare e rigenerare, sopravvivendo alle
epoche, ai secoli e ai millenni.
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