L'ennesima circolare del Coni sta mandando gambe all'aria
il campionato italiano a squadre 2001, la Fsi è sotto
scacco, la pressione normativa degli enti superiori si fa
via via più pesante: da oggi gli stranieri privi di un
permesso di soggiorno per lavoro subordinato-sportivo o
autonomo-sportivo non possono giocare in una nostra
squadra di club. Come se niente fosse, una norma
destinata a sport professionistici lontani anni luce
dalla nostra realtà ha causato il ritiro al primo turno
di due squadre di Serie A1, vari forfait e tanta
delusione in molti presidenti, forse in alcuni la
vergogna di dover comunicare ai giocatori interessati
norme che non esistono in nessun altro Paese al mondo.
Dai vertici della Fsi, da molti esponenti della base, mi
si ricorda in continuazione che il Coni significa anche
molte cose buone per gli scacchi. Non me la sento di
contraddire chi è più competente ed impegnato di me su
questo fronte, ma a questo punto mi sia concesso almeno
il beneficio del dubbio.
Sotto scacco è inoltre la condizione nella quale
immagino si senta il grande maestro Igor Efimov, che dovrà
aspettare i tempi lunghi del riconoscimento della
cittadinanza italiana prima di poter tornare ad essere un
tesserato a pieno titolo della nostra Federazione,
nonostante abbia vinto in passato due titoli italiani e
fatto parte per diverse volte della nostra nazionale. Più
delle norme Coni, sono a richiederlo quasi tutti i
giocatori italiani con titolo internazionale, i quali
hanno indirizzato alla Fsi una lettera che auspica,
riguardo ai diritti sportivi degli stranieri, una
modifica del regolamento tecnico in senso ancor più
restrittivo. Dopo di ché Efimov e gli altri residenti in
Italia, comunitari o extracomunitari che siano, tesserati
Fsi, si troveranno ufficialmente impossibilitati a
qualificarsi per le principali competizioni della Fide,
come i tornei zonali e le Olimpiadi. Non è uno scacco
matto, ma di certo un brutto scacco, per chi lo subisce.
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