Gli ex campioni Karpov e Kasparov, insieme al campione
non ufficiale Kramnik, per la prima volta alleati contro
la Federazione internazionale!
I tre "K" russi hanno firmato una lettera
aperta di protesta, indirizzata alla "comunità
internazionale degli scacchi" e pubblicata il 20
aprile sul sito internet KasparovChess, contro la
drastica riduzione della cadenza di gioco, l'attuale
formula del mondiale Fide e la pretesa dei manager del
"Fide-commerce" di organizzare un Grand Prix
antagonista dei supertornei classici, quali Linares, Wijk
aan Zee e Dortmund.
"Ridurre drasticamente il tempo di riflessione per
le partite di torneo è un attentato contro i giocatori e
le componenti artistiche e scientifiche degli scacchi",
hanno scritto, e più avanti: "La Fide rivendica
diritti su un titolo che esisteva molto prima della sua
fondazione e, possiamo dire, esisterà a lungo anche
quando essa non esisterà più. Un secolo di tradizione
non può essere cancellato dicendo che è così e basta".
E ancora: "La minaccia di organizzare tornei Fide in
competizione con quelli tradizionali è niente meno che
un attacco diretto a organizzatori, giocatori e
spettatori di eventi quali Linares, Dortmund e Wijk aan
Zee". Infine si sono dichiarati pronti "a
combattere in prima linea la battaglia per proteggere lo
status e l'eredità del gioco che amiamo".
Il nigeriano Omuku, amministratore esecutivo della Fide,
ha replicato punto per punto sul sito internet della
federazione. Quanto alla riduzione della cadenza di
gioco, la Fide avrebbe preso la decisione "dopo aver
consultato una parte influente di amministratori,
giocatori e sponsor del nostro nobile sport",
raggiungendo in seguito un compromesso con alcune
federazioni europee. Sulla sovrapposizione di date fra
tornei del Grand Prix e altri tradizionali, si tenterà
di "assicurare che il periodo di svolgimento degli
uni non sia in conflitto con quelle degli altri".
Infine, riguardo all'assegnazione del titolo di campione
del mondo, viene rilevato come "la dichiarazione di
Teheran fornisca una ben documentata prova storica di
come la Fide sia diventata custode di questo titolo dal
1946".
La polemica, come anticipato nell'editoriale, è arrivata
perfino sulle prime pagine dei giornali italiani. Le
federazioni di Francia, Germania, Olanda, Spagna,
Svizzera e Italia contestano, statuto alla mano, la
facoltà del Consiglio di Presidenza di prendere
decisioni di tale portata, alcune dichiarando di
ritenerle semplicemente non valide, altre sollecitando
almeno un ampio dibattito preventivo e poi un confronto
in ambito di assemblea plenaria. La Fide replica
affermando di essere stata delegata a decidere su questo
tema dall'assemblea riunita a Istanbul nel novembre
scorso, ma non esiste agli atti nulla di esplicito in tal
senso. E se da un lato gli organizzatori di Linares e
Wijk aan Zee si sono rifiutati di adottare le nuove
cadenze, va rilevato che il fronte dei giocatori non è
così compatto e che anzi è stato proprio uno dei nomi
più prestigiosi, Alexei Shirov, ad avanzare
pubblicamente la proposta indecente.
Anand, Khalifman e Shirov ribattono
In sostegno della Fide e contro l'inedito trio Kasparov,
Karpov e Kramnik sono prontamente intervenuti il campione
del mondo Fide Anand, il suo vice Shirov e il campione
Fide del 1999 Khalifman che hanno firmato, con altri 20,
una risposta non meno polemica, datata 22 aprile e
pubblicata due giorni più tardi sul sito della Fide (www.fide.com).
Gli autori si definiscono anzitutto stupiti per la
denominazione di "12°, 13° e 14° campione del
mondo" che i tre 'K' si attribuiscono: "Siamo
abituati al fatto che Kramnik si definisca 14° campione,
ma è il 12° campione che ci ha davvero sorpresi.
All'inizio del 1998, dopo aver battuto Anand a Losanna,
Karpov dichiarò se stesso campione e Kasparov impostore.
Il 10 gennaio 2001, sempre a Losanna, Karpov ha ammesso
la legittimità dei titoli del 14° e del 15° campione,
Khalifman e Anand rispettivamente". Dopo questo
preambolo, la lettera entra nel vivo dei temi messi
all'indice dai tre K: la formula del mondiale Fide, la
minaccia della Fide-Commerce di organizzare tornei in
concomitanza di Linares, Wijk aan Zee e Dortmund, la
nuova cadenza di gioco. Quanto al primo punto, i 20
firmatari rivendicano la legittimità del mondiale Fide
in contrapposizione a quello ufficioso organizzato dalla
Brain Games: "Non è la prima volta che si deve
ricordare che tutti i migliori giocatori in attività
hanno preso parte all'ultimo campionato del mondo
ufficiale a Nuova Delhi/Teheran, tranne gli autori della
lettera aperta". E aggiungono: "Il campionato
mondiale deve diventare una competizione sportiva
corretta con tutti i migliori giocatori, senza privilegi
per alcuno". Sull'eventuale coincidenza di date tra
alcuni dei tornei di maggior livello, si ammette che
"la Fide- Commerce (non la Fide) ha presentato con
molta superficialità il Gran Premio 2002, sia dal punto
di vista finanziario sia per quanto concerne il
calendario. Se però il progetto andrà a buon fine,
allora i tornei del Gran Premio potrebbero diventare
un'innovazione da valutare". Perciò, qualora le
competizioni più importanti non vengano inserite nel
Gran Premio, "non sarà possibile evitare alcune
coincidenze di date". Infine, riguardo al controllo
del tempo, si puntualizza che "ogni organizzatore ha
la possibilità di scegliere quello che preferisce per il
suo torneo" e "nessuno intende proibire la
cadenza classica". Anand, Shirov e compagnia
concludono quindi affermando che gli interessi dei
giocatori professionisti, se da una parte "non
possono essere soggetti alla Fide", tanto meno
possono esserlo "ai signori firmatari della lettera
aperta".
Chi, come noi, ingenuamente sperava che l'avvento di due
campioni giovani e ancora abbastanza indipendenti potesse
favorire la riunificazione del titolo mondiale è servito:
Kramnik e Anand, lasciandosi coinvolgere nella polemica
sulla cadenza, si sono schierati su fronti contrapposti,
rendendo remote le possibilità di ritorno al dialogo.
Il parere degli italiani
Ecco cosa hanno risposto alcuni dei nostri giocatori di
punta, alla domanda: "Sei favorevole o contrario ai
nuovi tempi di riflessione Fide, a prescindere dai modi
in cui sono stati decisi?"
Fabio Bellini: "Personalmente non
sono contrario. Può forse contribuire a enfatizzare gli
aspetti agonistici (che peraltro sono già decisivi negli
scacchi moderni) e quindi a spettacolarizzare
ulteriormente il gioco. A prescindere dal modo in cui
sono stati introdotti."
Bruno Belotti: "Personalmente
preferivo il tempo classico in uso fino a una decina di
anni fa: due ore e mezza per 40 mosse. Sono contrario a
un'ulteriore accelerazione della cadenza, anche perché
non credo che porterà vantaggi per i giocatori
professionisti."
Giulio Borgo: "Non mi piacciono
gran ché e la presunta necessità per attrarre sponsor
non mi convince. Se la Fide crede nei tempi rapidi
potrebbe cercare di sfondare con un circuito parallelo
anziché sostitutivo."
Michele Godena: "Per il momento
sono indeciso. Credo che avrò le idee più chiare dopo
aver sperimentato personalmente la nuova cadenza, cosa
che avverrà molto presto, cioè a Ohrid, in Macedonia,
per il Campionato Europeo individuale, dall'1 al 15
giugno. Attualmente penso che con questa specie di "semilampo
lungo" il livello tecnico delle partite scadrà
ulteriormente, specie nella fase finale. Assisteremo
quasi sicuramente a ripetuti colpi di scena e a vere e
proprie tragedie scacchistiche. Forse è questo lo
spettacolo che vuole la FIDE... Presumibilmente sarà
molto importante la condizione psicofisica dei giocatori,
e a mio giudizio ne saranno avvantaggiati i giovani e
giovanissimi, più freschi e veloci.
Renzo Mantovani: "Sono favorevole
dal punto di vista sportivo (negli sport in genere la
bravura consiste nel fare qualcosa di difficile nel più
breve tempo possibile) ma incerto sullo sviluppo tecnico.
Il punto di forza della scuola italiana era una grande
creatività nel mediogioco e una certa precisione in
finale, data anche dall'esperienza delle ormai scomparse
"buste". Tutti noi 'vecchi' paghiamo duramente
sia la crescente importanza del computer sia le modifiche
dei tempi di riflessione, che richiedono, invece, voglia
di studiare a memoria, poca creatività - poiché costa
tempo - riflessi prontissimi."
Shirov-pensiero
Alexei Shirov, uno dei grandi maestri più creativi, ma
anche uno dei più versati per le cadenze rapide,
nell'autunno scorso, prima del Congresso della Fide di
Istanbul, ha diffuso una lettera aperta, che riportiamo
quasi per intero:
"Dopo aver giocato a scacchi per molti anni con
diverse cadenze di riflessione, sono giunto alla
conclusione che qualcosa vada cambiato nel sistema di
svolgimento dei tornei professionistici. La prima cosa da
cambiare è il tempo riflessione. Fin'ora abbiamo avuto
due tipi di controllo del tempo: la partita normale di
sette ore, utilizzata nella maggior parte dei tornei
validi per l'Elo (che possiamo definire scacchi lenti) e
gli scacchi rapidi, in cui normalmente si hanno 25 o 30
minuti a testa per tutta la partita. Questi ultimi, come
sappiamo, non sono validi per l'Elo.
Come vanno le cose per gli scacchi lenti? La situazione
non è delle migliori. Il fatto che una seduta di sette
ore permetta un gioco profondo non è di alcuna
importanza per i media. Le idee profonde non vengono
colte né possono essere capite da un vasto pubblico, che
si annoia a vedere partite di sette ore. Gli
organizzatori sono frustrati a causa delle numerose patte
a livello di grandi maestri, ma continuano ad organizzare
tornei lunghi poiché i tornei rapidi non valgono per
l'Elo. Gli stessi giocatori contribuiscono a questa
frustrazione, concordando la patta in posizioni in cui si
potrebbe ancora lottare. Per la maggioranza dei giocatori
contemporanei, non c'è una reale differenza tra giocare
lento o veloce. Vogliono semplicemente fare il loro
lavoro. Nel frattempo, la popolarità degli scacchi
rapidi cresce di anno in anno. In base alla mia
esperienza personale, le cadenze veloci non sono solo più
attraenti per il pubblico e per gli organizzatori, ma
consentono un gioco di alto livello, migliorando la
concentrazione e l'autodisciplina.
Mi considero troppo conservatore per proporre che i
tornei rapidi valgano per l'Elo, ma vedo una soluzione
nella possibilità di accelerare il controllo del tempo
nei tornei validi per l'Elo. La mia proposta è che le
partite durino al massimo due ore e mezza.
Per i tornei che possono permettersi orologi elettronici,
propongo 40 minuti per giocatore più 30 secondi per
mossa. Questo controllo del tempo è ideale: ci
permetterebbe di giocare scacchi di alta qualità senza
rischiare di perdere posizioni vincenti in finale.
Inoltre, questo tipo di controllo permette di giocare due
partite serie al giorno, il che è perfetto per il
sistema a eliminazione. Inoltre ritengo che i giocatori
non debbano scrivere le mosse, ciò può essere svolto
perfettamente dalle scacchiere elettroniche. Per i tornei
che non possono permettersi queste scacchiere né gli
orologi digitali, si potrà comunque trovare una
soluzione.
Spero che il mondo degli scacchi, professionisti,
organizzatori e dilettanti, trovi interessante la mia
proposta
"
Un secolo e mezzo di zeitnot
Prima del torneo di Parigi del 1867 non vi era alcun
limite al tempo di riflessione, sicché le partite
potevano essere lunghissime e alcuni giocatori facevano
di questa libertà un uso anti-sportivo. Si cominciò con
la clessidra, poi vennero i primi orologi meccanici. Nel
1884 A. Schierwater ne brevettò uno che indicava oltre
al tempo impiegato il numero di mosse eseguite, mentre la
"bandierina" fu introdotta nel 1899 e fu
un'idea dell'olandese H. Meijer. Riguardo alla cadenza di
gioco, ci vollero alcuni decenni prima di arrivare a
quella "classica" di due ore e mezza per 40
mosse, con mossa in busta dopo 5 ore e successiva ripresa
al ritmo di 16 mosse all'ora per ciascun giocatore. Nel
1988 la Fide inventò gli Active Chess, regolamentando
campionati nazionali, mondiali e perfino Olimpiadi su
partite con 30 minuti a testa; la nuova specialità
avrebbe dovuto affiancare quella del gioco normale,
assegnando propri punteggi Elo, nonché titoli Fide di
"maestro internazionale A30" e "grande
maestro A30". L'iniziativa non decollò e nel giro
di un paio d'anni venne archiviata. A metà degli anni
Novanta riscossero invece un notevole successo di
pubblico i Grand Prix della PCA, tornei a cadenza rapida
ed eliminazione diretta con in scena Kasparov e altri big.
Coreografie suggestive, grandi scacchiere elettroniche e
commenti in cuffia riuscirono ad attirare nei teatri in
cui si svolgevano queste manifestazioni diverse centinaia
di spettatori paganti. Il venir meno della
sponsorizzazione dell'Intel e la conseguente crisi della
PCA (l'associazione creata da Kasparov in seguito alla
scissione del 1993), rese impossibile il proseguimento
della serie. Del resto, nella seconda metà degli anni
Novanta, anche i campionati del mondo tradizionali e i
supertornei incontrarono crescenti difficoltà a trovare
sponsor commerciali, se si escludono i finanziamenti
diretti da parte del presidente della Fide Kirsan
Ilyumzhinov.
Nel frattempo il redivivo Bobby Fischer aveva annunciato
al mondo l'invenzione dell'orologio digitale a incremento
(cioè con un abbuono di tempo ad ogni mossa eseguita)
che di fatto permette di eliminare le peggiori "tragedie"
da zeitnot, consentendo di concludere con ragionevole
serenità qualsiasi posizione facilmente vinta o
facilmente patta. L'orologio di Fischer (la cui idea
originaria è attribuita a David Bronstein) si è imposto
prima nei tornei rapidi ad eliminazione, in cui
continuano comunque ad esibirsi i soli big mondiali, per
poi essere adottato dalla Fide.
La necessità di abolire la sospensione della partita,
causata sia dalla possibilità di far analizzare la
posizione ai sempre più forti software scacchistici, sia
da spinte di varia natura tese a snellire
l'organizzazione dei tornei, ha portato da una decina
d'anni alla soppressione, a tutti i livelli, delle 40
mosse in due ore e mezza. Ormai solo nei tornei più
importanti si giocano 40 mosse in due ore, seguite da 20
mosse in un'ora e conclusione "quick play finish"
(seduta massima di sette ore), mentre a livello medio-basso
si opta generalmente per 40 mosse in due ore e
conclusione "quick play finish", con durata
massima per tutta la partita di 5 ore o anche meno nelle
categorie inferiori.
La conclusione di questa carrellata storica è evidente:
negli ultimi 150 anni i limiti di tempo hanno mostrato
una tendenza verso una progressiva velocizzazione degli
scacchi, favorita dall'avvento dei computer e del gioco
in Internet, praticato ormai da milioni di appassionati
di tutto il mondo.
Il futuro è lento?
La "rivoluzione" voluta dalla Fide, con la
partita di torneo della durata massima di due o tre ore,
sancirebbe la chiusura definitiva di un'epoca e non si può
escludere che essa sia ineluttabile. Tuttavia merita di
essere osservato ciò che è avvenuto in altri campi,
dove l'invecchiamento medio della popolazione dei paesi
ricchi e la maggior disponibilità di tempo libero ha
favorito la rivalutazione di valori culturali che
sembravano destinati a scomparire, schiacciati da modelli
più moderni. Penso per esempio alla felice idea, anche
dal punto di vista commerciale, dello Slow Food, per la
riscoperta dei prodotti e delle tradizioni culinarie
regionali, in antitesi agli aborriti fast food.
Sulla stessa linea di pensiero, qualcuno un giorno
potrebbe creare una bella federazione mondiale di Slow
Chess. Scacchi, scacchiere e orologi in legno sarebbero
ovviamente di rigore, come pure l'abito scuro e una certa
atmosfera che, a dir tutta la verità, negli scacchi non
è mai esistita
Per fortuna?
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