Tempi di riflessione Fide

del maestro internazionale Roberto Messa

(da Torre & Cavallo Scacco! - maggio 2001)


Gli ex campioni Karpov e Kasparov, insieme al campione non ufficiale Kramnik, per la prima volta alleati contro la Federazione internazionale!
I tre "K" russi hanno firmato una lettera aperta di protesta, indirizzata alla "comunità internazionale degli scacchi" e pubblicata il 20 aprile sul sito internet KasparovChess, contro la drastica riduzione della cadenza di gioco, l'attuale formula del mondiale Fide e la pretesa dei manager del "Fide-commerce" di organizzare un Grand Prix antagonista dei supertornei classici, quali Linares, Wijk aan Zee e Dortmund.
"Ridurre drasticamente il tempo di riflessione per le partite di torneo è un attentato contro i giocatori e le componenti artistiche e scientifiche degli scacchi", hanno scritto, e più avanti: "La Fide rivendica diritti su un titolo che esisteva molto prima della sua fondazione e, possiamo dire, esisterà a lungo anche quando essa non esisterà più. Un secolo di tradizione non può essere cancellato dicendo che è così e basta". E ancora: "La minaccia di organizzare tornei Fide in competizione con quelli tradizionali è niente meno che un attacco diretto a organizzatori, giocatori e spettatori di eventi quali Linares, Dortmund e Wijk aan Zee". Infine si sono dichiarati pronti "a combattere in prima linea la battaglia per proteggere lo status e l'eredità del gioco che amiamo".
Il nigeriano Omuku, amministratore esecutivo della Fide, ha replicato punto per punto sul sito internet della federazione. Quanto alla riduzione della cadenza di gioco, la Fide avrebbe preso la decisione "dopo aver consultato una parte influente di amministratori, giocatori e sponsor del nostro nobile sport", raggiungendo in seguito un compromesso con alcune federazioni europee. Sulla sovrapposizione di date fra tornei del Grand Prix e altri tradizionali, si tenterà di "assicurare che il periodo di svolgimento degli uni non sia in conflitto con quelle degli altri". Infine, riguardo all'assegnazione del titolo di campione del mondo, viene rilevato come "la dichiarazione di Teheran fornisca una ben documentata prova storica di come la Fide sia diventata custode di questo titolo dal 1946".
La polemica, come anticipato nell'editoriale, è arrivata perfino sulle prime pagine dei giornali italiani. Le federazioni di Francia, Germania, Olanda, Spagna, Svizzera e Italia contestano, statuto alla mano, la facoltà del Consiglio di Presidenza di prendere decisioni di tale portata, alcune dichiarando di ritenerle semplicemente non valide, altre sollecitando almeno un ampio dibattito preventivo e poi un confronto in ambito di assemblea plenaria. La Fide replica affermando di essere stata delegata a decidere su questo tema dall'assemblea riunita a Istanbul nel novembre scorso, ma non esiste agli atti nulla di esplicito in tal senso. E se da un lato gli organizzatori di Linares e Wijk aan Zee si sono rifiutati di adottare le nuove cadenze, va rilevato che il fronte dei giocatori non è così compatto e che anzi è stato proprio uno dei nomi più prestigiosi, Alexei Shirov, ad avanzare pubblicamente la proposta indecente.

Anand, Khalifman e Shirov ribattono
In sostegno della Fide e contro l'inedito trio Kasparov, Karpov e Kramnik sono prontamente intervenuti il campione del mondo Fide Anand, il suo vice Shirov e il campione Fide del 1999 Khalifman che hanno firmato, con altri 20, una risposta non meno polemica, datata 22 aprile e pubblicata due giorni più tardi sul sito della Fide (www.fide.com). Gli autori si definiscono anzitutto stupiti per la denominazione di "12°, 13° e 14° campione del mondo" che i tre 'K' si attribuiscono: "Siamo abituati al fatto che Kramnik si definisca 14° campione, ma è il 12° campione che ci ha davvero sorpresi. All'inizio del 1998, dopo aver battuto Anand a Losanna, Karpov dichiarò se stesso campione e Kasparov impostore. Il 10 gennaio 2001, sempre a Losanna, Karpov ha ammesso la legittimità dei titoli del 14° e del 15° campione, Khalifman e Anand rispettivamente". Dopo questo preambolo, la lettera entra nel vivo dei temi messi all'indice dai tre K: la formula del mondiale Fide, la minaccia della Fide-Commerce di organizzare tornei in concomitanza di Linares, Wijk aan Zee e Dortmund, la nuova cadenza di gioco. Quanto al primo punto, i 20 firmatari rivendicano la legittimità del mondiale Fide in contrapposizione a quello ufficioso organizzato dalla Brain Games: "Non è la prima volta che si deve ricordare che tutti i migliori giocatori in attività hanno preso parte all'ultimo campionato del mondo ufficiale a Nuova Delhi/Teheran, tranne gli autori della lettera aperta". E aggiungono: "Il campionato mondiale deve diventare una competizione sportiva corretta con tutti i migliori giocatori, senza privilegi per alcuno". Sull'eventuale coincidenza di date tra alcuni dei tornei di maggior livello, si ammette che "la Fide- Commerce (non la Fide) ha presentato con molta superficialità il Gran Premio 2002, sia dal punto di vista finanziario sia per quanto concerne il calendario. Se però il progetto andrà a buon fine, allora i tornei del Gran Premio potrebbero diventare un'innovazione da valutare". Perciò, qualora le competizioni più importanti non vengano inserite nel Gran Premio, "non sarà possibile evitare alcune coincidenze di date". Infine, riguardo al controllo del tempo, si puntualizza che "ogni organizzatore ha la possibilità di scegliere quello che preferisce per il suo torneo" e "nessuno intende proibire la cadenza classica". Anand, Shirov e compagnia concludono quindi affermando che gli interessi dei giocatori professionisti, se da una parte "non possono essere soggetti alla Fide", tanto meno possono esserlo "ai signori firmatari della lettera aperta".
Chi, come noi, ingenuamente sperava che l'avvento di due campioni giovani e ancora abbastanza indipendenti potesse favorire la riunificazione del titolo mondiale è servito: Kramnik e Anand, lasciandosi coinvolgere nella polemica sulla cadenza, si sono schierati su fronti contrapposti, rendendo remote le possibilità di ritorno al dialogo.

Il parere degli italiani
Ecco cosa hanno risposto alcuni dei nostri giocatori di punta, alla domanda: "Sei favorevole o contrario ai nuovi tempi di riflessione Fide, a prescindere dai modi in cui sono stati decisi?"

Fabio Bellini: "Personalmente non sono contrario. Può forse contribuire a enfatizzare gli aspetti agonistici (che peraltro sono già decisivi negli scacchi moderni) e quindi a spettacolarizzare ulteriormente il gioco. A prescindere dal modo in cui sono stati introdotti."
Bruno Belotti: "Personalmente preferivo il tempo classico in uso fino a una decina di anni fa: due ore e mezza per 40 mosse. Sono contrario a un'ulteriore accelerazione della cadenza, anche perché non credo che porterà vantaggi per i giocatori professionisti."
Giulio Borgo: "Non mi piacciono gran ché e la presunta necessità per attrarre sponsor non mi convince. Se la Fide crede nei tempi rapidi potrebbe cercare di sfondare con un circuito parallelo anziché sostitutivo."
Michele Godena: "Per il momento sono indeciso. Credo che avrò le idee più chiare dopo aver sperimentato personalmente la nuova cadenza, cosa che avverrà molto presto, cioè a Ohrid, in Macedonia, per il Campionato Europeo individuale, dall'1 al 15 giugno. Attualmente penso che con questa specie di "semilampo lungo" il livello tecnico delle partite scadrà ulteriormente, specie nella fase finale. Assisteremo quasi sicuramente a ripetuti colpi di scena e a vere e proprie tragedie scacchistiche. Forse è questo lo spettacolo che vuole la FIDE... Presumibilmente sarà molto importante la condizione psicofisica dei giocatori, e a mio giudizio ne saranno avvantaggiati i giovani e giovanissimi, più freschi e veloci.
Renzo Mantovani: "Sono favorevole dal punto di vista sportivo (negli sport in genere la bravura consiste nel fare qualcosa di difficile nel più breve tempo possibile) ma incerto sullo sviluppo tecnico. Il punto di forza della scuola italiana era una grande creatività nel mediogioco e una certa precisione in finale, data anche dall'esperienza delle ormai scomparse "buste". Tutti noi 'vecchi' paghiamo duramente sia la crescente importanza del computer sia le modifiche dei tempi di riflessione, che richiedono, invece, voglia di studiare a memoria, poca creatività - poiché costa tempo - riflessi prontissimi."

Shirov-pensiero
Alexei Shirov, uno dei grandi maestri più creativi, ma anche uno dei più versati per le cadenze rapide, nell'autunno scorso, prima del Congresso della Fide di Istanbul, ha diffuso una lettera aperta, che riportiamo quasi per intero:
"Dopo aver giocato a scacchi per molti anni con diverse cadenze di riflessione, sono giunto alla conclusione che qualcosa vada cambiato nel sistema di svolgimento dei tornei professionistici. La prima cosa da cambiare è il tempo riflessione. Fin'ora abbiamo avuto due tipi di controllo del tempo: la partita normale di sette ore, utilizzata nella maggior parte dei tornei validi per l'Elo (che possiamo definire scacchi lenti) e gli scacchi rapidi, in cui normalmente si hanno 25 o 30 minuti a testa per tutta la partita. Questi ultimi, come sappiamo, non sono validi per l'Elo.
Come vanno le cose per gli scacchi lenti? La situazione non è delle migliori. Il fatto che una seduta di sette ore permetta un gioco profondo non è di alcuna importanza per i media. Le idee profonde non vengono colte né possono essere capite da un vasto pubblico, che si annoia a vedere partite di sette ore. Gli organizzatori sono frustrati a causa delle numerose patte a livello di grandi maestri, ma continuano ad organizzare tornei lunghi poiché i tornei rapidi non valgono per l'Elo. Gli stessi giocatori contribuiscono a questa frustrazione, concordando la patta in posizioni in cui si potrebbe ancora lottare. Per la maggioranza dei giocatori contemporanei, non c'è una reale differenza tra giocare lento o veloce. Vogliono semplicemente fare il loro lavoro. Nel frattempo, la popolarità degli scacchi rapidi cresce di anno in anno. In base alla mia esperienza personale, le cadenze veloci non sono solo più attraenti per il pubblico e per gli organizzatori, ma consentono un gioco di alto livello, migliorando la concentrazione e l'autodisciplina.
Mi considero troppo conservatore per proporre che i tornei rapidi valgano per l'Elo, ma vedo una soluzione nella possibilità di accelerare il controllo del tempo nei tornei validi per l'Elo. La mia proposta è che le partite durino al massimo due ore e mezza.
Per i tornei che possono permettersi orologi elettronici, propongo 40 minuti per giocatore più 30 secondi per mossa. Questo controllo del tempo è ideale: ci permetterebbe di giocare scacchi di alta qualità senza rischiare di perdere posizioni vincenti in finale. Inoltre, questo tipo di controllo permette di giocare due partite serie al giorno, il che è perfetto per il sistema a eliminazione. Inoltre ritengo che i giocatori non debbano scrivere le mosse, ciò può essere svolto perfettamente dalle scacchiere elettroniche. Per i tornei che non possono permettersi queste scacchiere né gli orologi digitali, si potrà comunque trovare una soluzione.
Spero che il mondo degli scacchi, professionisti, organizzatori e dilettanti, trovi interessante la mia proposta…"

Un secolo e mezzo di zeitnot
Prima del torneo di Parigi del 1867 non vi era alcun limite al tempo di riflessione, sicché le partite potevano essere lunghissime e alcuni giocatori facevano di questa libertà un uso anti-sportivo. Si cominciò con la clessidra, poi vennero i primi orologi meccanici. Nel 1884 A. Schierwater ne brevettò uno che indicava oltre al tempo impiegato il numero di mosse eseguite, mentre la "bandierina" fu introdotta nel 1899 e fu un'idea dell'olandese H. Meijer. Riguardo alla cadenza di gioco, ci vollero alcuni decenni prima di arrivare a quella "classica" di due ore e mezza per 40 mosse, con mossa in busta dopo 5 ore e successiva ripresa al ritmo di 16 mosse all'ora per ciascun giocatore. Nel 1988 la Fide inventò gli Active Chess, regolamentando campionati nazionali, mondiali e perfino Olimpiadi su partite con 30 minuti a testa; la nuova specialità avrebbe dovuto affiancare quella del gioco normale, assegnando propri punteggi Elo, nonché titoli Fide di "maestro internazionale A30" e "grande maestro A30". L'iniziativa non decollò e nel giro di un paio d'anni venne archiviata. A metà degli anni Novanta riscossero invece un notevole successo di pubblico i Grand Prix della PCA, tornei a cadenza rapida ed eliminazione diretta con in scena Kasparov e altri big. Coreografie suggestive, grandi scacchiere elettroniche e commenti in cuffia riuscirono ad attirare nei teatri in cui si svolgevano queste manifestazioni diverse centinaia di spettatori paganti. Il venir meno della sponsorizzazione dell'Intel e la conseguente crisi della PCA (l'associazione creata da Kasparov in seguito alla scissione del 1993), rese impossibile il proseguimento della serie. Del resto, nella seconda metà degli anni Novanta, anche i campionati del mondo tradizionali e i supertornei incontrarono crescenti difficoltà a trovare sponsor commerciali, se si escludono i finanziamenti diretti da parte del presidente della Fide Kirsan Ilyumzhinov.
Nel frattempo il redivivo Bobby Fischer aveva annunciato al mondo l'invenzione dell'orologio digitale a incremento (cioè con un abbuono di tempo ad ogni mossa eseguita) che di fatto permette di eliminare le peggiori "tragedie" da zeitnot, consentendo di concludere con ragionevole serenità qualsiasi posizione facilmente vinta o facilmente patta. L'orologio di Fischer (la cui idea originaria è attribuita a David Bronstein) si è imposto prima nei tornei rapidi ad eliminazione, in cui continuano comunque ad esibirsi i soli big mondiali, per poi essere adottato dalla Fide.
La necessità di abolire la sospensione della partita, causata sia dalla possibilità di far analizzare la posizione ai sempre più forti software scacchistici, sia da spinte di varia natura tese a snellire l'organizzazione dei tornei, ha portato da una decina d'anni alla soppressione, a tutti i livelli, delle 40 mosse in due ore e mezza. Ormai solo nei tornei più importanti si giocano 40 mosse in due ore, seguite da 20 mosse in un'ora e conclusione "quick play finish" (seduta massima di sette ore), mentre a livello medio-basso si opta generalmente per 40 mosse in due ore e conclusione "quick play finish", con durata massima per tutta la partita di 5 ore o anche meno nelle categorie inferiori.
La conclusione di questa carrellata storica è evidente: negli ultimi 150 anni i limiti di tempo hanno mostrato una tendenza verso una progressiva velocizzazione degli scacchi, favorita dall'avvento dei computer e del gioco in Internet, praticato ormai da milioni di appassionati di tutto il mondo.

Il futuro è lento?
La "rivoluzione" voluta dalla Fide, con la partita di torneo della durata massima di due o tre ore, sancirebbe la chiusura definitiva di un'epoca e non si può escludere che essa sia ineluttabile. Tuttavia merita di essere osservato ciò che è avvenuto in altri campi, dove l'invecchiamento medio della popolazione dei paesi ricchi e la maggior disponibilità di tempo libero ha favorito la rivalutazione di valori culturali che sembravano destinati a scomparire, schiacciati da modelli più moderni. Penso per esempio alla felice idea, anche dal punto di vista commerciale, dello Slow Food, per la riscoperta dei prodotti e delle tradizioni culinarie regionali, in antitesi agli aborriti fast food.
Sulla stessa linea di pensiero, qualcuno un giorno potrebbe creare una bella federazione mondiale di Slow Chess. Scacchi, scacchiere e orologi in legno sarebbero ovviamente di rigore, come pure l'abito scuro e una certa atmosfera che, a dir tutta la verità, negli scacchi non è mai esistita… Per fortuna?

 



Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 3/2000 del 01/02/2000
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