Sommario
3 Palermo - 39º Campionato
italiano a squadre
di Roberto Messa
5 Palermo - Commenta Robert Fontaine
7 La Scimitarra
di Tamerlano
9 Budapest – Commenta Fabiano Caruana
12 Budapest – Commenta Emiliano Aranovitch
14 La partita del mese - Difesa Francese
di Jacob Aagaard
18 Dresda - Campionato europeo individuale
di Georges Bertola
21 A te la mossa!
di Zenon Franco
24 Un test per tutti
25 Phuket – Bangkok Chess Club Open
di Ian Rogers
32 Un romano a New York - La tomba di Lasker
di Yuri Garrett
35 Teoria - I Finali fondamentali, 14ª puntata
di Alvise Zichichi
39 Teoria - Spagnola Neo-Arcangelo
di John-Paul Wallace
44 Cannes - Errori interessanti
di Pierluigi Piscopo
45 Studi - Kurth Eucken
di Marco Campioli
48 Roma - Commenta Marco Corvi
49 Arvier - Pedini campione italiano semilampo
50 Problemi - I tre giochi del Problema: GA, GV, GR
di Vito Rallo
52 Romanzi, racconti, saggi e gialli
di Fabio Lotti
53 Software - DVD per computer Fritz Trainer
di Ivo Fasiori
54 Calendario |
Torino,
20 maggio 2006. Il salone del Lingotto dove si svolge la
cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi scacchistiche pullula
di personaggi e, soprattutto, di giocatori provenienti da ogni
angolo del pianeta. Sulle note dell'inno composto da Ennio
Morricone, cominciano a sfilare le bandiere delle nazioni
partecipanti, mentre lo speaker annuncia: Andorra, Angola,
Antille Olandesi… e, ancora, dopo altre cento: Palestina,
Panama, Papua Nuova Guinea… Torino in quel momento è
l'ombelico del mondo. Grazie agli scacchi, grazie a tutti coloro
che in Italia si sono prodigati per rendere possibile l'evento.
Le aspettative sono alte, i cuori di tutti noi in fibrillazione.
Un anno dopo, vado a rivedere quelle immagini, a riascoltare
quell'inno, e rivivo l'emozione di allora. Poi rileggo i miei
appunti di quel periodo: le Olimpiadi avrebbero portato
conseguenze straordinarie solo se avessero goduto di una
visibilità straordinaria, la quale a sua volta si poteva
ottenere solo grazie a qualche evento straordinario, tipo
l'Italia in corsa per il podio dal primo all'ultimo turno. Un
po' come il boom di Fischer nel 1972 che fu fortuito, direi
casuale. Ma avevo questa speranza, come tutti, benché fosse
un'eventualità su cui nessuno poteva incidere in alcun modo.
Senza l'evento scatenante, imponderabile, le Olimpiadi non
potevano che essere un mattone in più, un contributo importante
ma non decisivo per la crescita degli scacchi in Italia. Una
crescita che prosegue con molta costanza e altrettanta lentezza,
con o senza il mondiale di Merano del 1981, il supertorneo di
Reggio Emilia del 1991-92, eccetera.
A dodici mesi di distanza, registriamo una crescita marginale
dei tesserati, dei tornei e delle sponsorizzazioni, mentre
prosegue più vigorosa la diffusione degli scacchi nelle scuole
e tra i giovani, in linea con una tendenza consolidata da almeno
15 anni.
Un anno dopo, l'interesse mediatico che non sono riusciti a
catturare i mille e mille scacchisti convenuti a Torino,
potrebbe scattare grazie alle gesta di un solo ragazzo di 14
anni: Fabiano Caruana, il nostro piccolo Fischer venuto
dall'America… Fatti i dovuti esercizi di scaramanzia, poiché
tutto è così meravigliosamente imprevedibile, e ripensando a
Torino 2006, mi torna buono Arthur Schopenhauer: "Nella
vita accade come nel gioco degli scacchi: noi abbozziamo un
piano, ma esso è condizionato da ciò che si compiacerà di
fare nel gioco degli scacchi l'avversario, nella vita il
destino".
|