Shakhriyar
Mamedyarov (21 anni) è il numero quattro del mondo, Teimour Radjabov
(20 ancora da compiere) ha vinto il supertorneo di Wijk aan Zee, alla
pari con Aronian e Topalov, dopo aver dominato nettamente nella prima
parte del torneo. L'Azerbaigian, il loro paese, sta crescendo in modo
impressionante grazie al petrolio del Mar Caspio e il governo l'anno
scorso offrì come niente un milione di dollari per permettere al
giovane Teimour di sfidare il campione del mondo Topalov. Del resto a
Baku le case costano più che a Milano, ma tutta la ricchezza
dell'Azerbaigian è controllata dalla nomenclatura pseudo-democratica
che ha preso il posto di quella sovietica. La disoccupazione è
altissima, gli stipendi da fame. Giornali, giornalisti e partiti
dell'opposizione vengono messi a tacere, ma tutte le attività
sportive sono ampiamente sovvenzionate, diventando per i giovani di
talento la miglior carta da giocare, se non l'unica, nella partita del
loro futuro. Dopo la caduta dell'impero sovietico, gli scacchisti
dell'Est persero da un giorno all'altro lo stipendio sicuro e lo
status sociale di cui godevano, ma ora stanno recuperando grazie alle
nuove opportunità offerte dall'inquietante sviluppo del capitalismo
oligarchico dei banchieri e dei petrolieri. In Russia e dintorni le
scuole di scacchi riaprono i battenti, le sponsorizzazioni fioccano
invidiabili, ricompaiono i grandi tornei. Un caso diverso è quello
della Turchia, dove la federazione scacchistica ha ottenuto la
sponsorizzazione di una grande banca (si parla di quattro milioni di
euro) e ha varato piani di insegnamento nelle scuole su larga scala.
Nell'Italia del declino culturale, dove tutto ciò che è scientifico
(e gli scacchi lo sono) viene considerato solamente difficile, come
sottrarre qualche briciola al calcio e qualche spettatore al grande
fratello? Un giorno mi è capitato di sentire l'intervista al
presidente di federazione di uno dei tanti cosiddetti "sport
minori" il quale, con molta lucidità, asseriva che queste
bellissime discipline non devono invidiare e cercare di emulare quelle
a maggior impatto televisivo, con tutti gli aspetti deteriori che ben
conosciamo, ma piuttosto fare leva sulla diversità di valori che i
"minori" propongono. Perché ci sono ancora in Italia tanti
genitori che non sognano per i loro figli un futuro da calciatore o da
velina, e perciò cercano quelle attività sportive che si presentano
come più educative e intelligenti… Mai sentito parlare del gioco
degli scacchi?
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