Rogers' Report
n° 41, 31 marzo 2005
FISCHER, VITA DA "REALITY"
del Grande Maestro Ian Rogers
L’ex campione del mondo Bobby Fischer è un uomo libero, ma la sua nuova vita in Islanda sta cominciando ad assomigliare ad un bizzarro reality show.
Dopo più di otto mesi in un centro di detenzione per immigrati in Giappone, il 62enne americano è stato rilasciato dalle autorità giapponesi il 23 marzo, dopo che l’Islanda gli ha concesso la
cittadinanza [si vedano gli articoli su Torre & Cavallo Scacco! di marzo e aprile 2005, nonché settembre 2004 e altri – NdR]
Quando è arrivato all’aeroporto di Reykjavik, Fischer è stato accolto da circa 200 appassionati di scacchi e da uno stuolo di giornalisti di vari media internazionali. Dimostrando tutti i suoi 62 anni, con una lunga barba grigia e abiti in disordine, Fischer ha esternato molto meno rancore di quanto aveva fatto il giorno prima, alla sua partenza dall’aeroporto di Narita. Fischer si è chiesto perché mai aveva lasciato i grandi spazi e l’aria pulita dell’Islanda, dopo il suo match mondiale contro Boris Spassky nel 1972.
Parlando abbracciato con la sua fidanzata Miyoko Watai, Fischer ha ringraziato i suoi ospiti, che hanno rotto una tradizione secolare per assegnare la cittadinanza a una persona il cui unico legame con l’Islanda era quello di aver vinto sul suo territorio il titolo mondiale di scacchi. "Apprezzo molto questo gesto," ha dichiarato Fischer. "Mi rincresce di aver approfittato dell’Islanda. Non era mia intenzione imporre la mia presenza qui, per poter uscire di prigione."
Poi è stato condotto all’Hotel Loftleidir – dove vive tutt’ora nella stessa suite che occupò durante il match del 1972 -. Fischer ha trascorso i suoi primi giorni andando a cavallo ed esprimendo la sua gratitudine verso l’Islanda, la cui decisione di assegnargli la cittadinanza lo ha salvato da una possibile estradizione negli Stati Uniti, dove è accusato di aver infranto un Decreto Presidenziale andando a giocare a scacchi in Jugoslavia nel 1992.
Fischer ha ammesso di aver sondato altre dieci nazioni a cui chiedere asilo, prima di rivolgersi all’Islanda, essendo stato inizialmente consigliato dal suo avvocato che l’Islanda era troppo legata militarmente agli Usa per costituire un approdo sicuro per un giocatore di scacchi fuggitivo.
Questi timori si sono dimostrati infondati, poiché la legge islandese vieta l’estradizione di un cittadino islandese. Il Governo degli Stati Uniti ha chiesto all’Islanda di notificargli ogni uscita di Fischer dall’isola del Nord Atlantico, ma la replica dell’Islanda è stata risoluta: noi non spiamo i nostri cittadini.
Tale è il sentimento anti-americano che il caso Fischer ha contribuito a far montare in Islanda, che il gruppo di supporto per la sua liberazione, il Comitato RJF, ha dichiarato che ora RJF sta per “Right, Justice & Freedom” (Diritto, Giustizia & Libertà) anziché per Robert James Fischer. Il Comitato ha già cominciato a fare pressione per il rilascio di un islandese, rinchiuso da sette anni in una prigione del Texas, a partire dall’età di 13 anni.
Gli scacchisti locali hanno cercato di adattarsi alla presenza di Fischer, allestendo un torneo di “Fischer Random” – il gioco di scacchi con le regole di Fischer in cui i pezzi vengono rimescolati sulla prima traversa prima dell’inizio di ogni partita -. A dispetto delle speranze degli organizzatori e degli sforzi per convincerlo della sua guardia del corpo del 1972 [ora uno dei suoi migliori amici islandesi – NdR] Fischer non ha preso parte al torneo.
Con interviste a getto continuo, visite di organizzatori di tornei di vari paesi che sperano di averlo nei loro eventi, offerte dei locali per aiutarlo a gestire gli attacchi d’ira, e dovendo fare i conti con il fatto di essere capitato in un Paese dove è uno dei cittadini più ricchi (in Islanda possono essere tassati anche i suoi depositi nelle banche svizzere), la vita di Fischer sta diventando tutt’altro che semplice.
Tuttavia quando, all’inizio di aprile, Fischer ha rilasciato una lunga intervista all’autorevole quotidiano islandese Morgunbladid, le sue preoccupazioni si sono dimostrate alquanto oscure. Perché, si domanda Fischer, non è stato richiesto a Garry Kasparov di sottoporsi al controllo della macchina della verità, per determinare se è vero o no che tutte le mosse di tutte le partite che ha giocato nei suoi match per il titolo mondiale contro Anatoly Karpov furono preventivamente concordate? Perché la Sony ha smesso di lavorare sul suo orologio di scacchi senza dare spiegazioni? Hanno forse ricevuto pressioni dagli ebrei che lo odiano perché sconfisse 13 volte Bisguier [un grande maestro statunitense]? Perché l’Islanda permette la costruzione di una fabbrica di alluminio che rovinerà il suo ambiente naturale?
Per molti anni Fischer ha elaborato una sua teoria del complotto, in cui sarebbero coinvolti i russi, gli americani, gli ebrei e altri che vorrebbero fargli del male. Gli islandesi sembrano indifferenti alle stravaganti idee di Fischer: quando hanno chiesto al ministro degli Esteri David Oddsson un’opinione in merito ai più estremi commenti di Fischer, il ministro ha semplicemente dichiarato che Fischer non dovrebbe essere l’unico islandese con una grande bocca!
In un paese dove la tempestosa apparizione di Fischer viene descritta come un tributo alle origini vichinghe dell’Islanda, il controverso match mondiale del 1972 diventa un capitolo della moderna saga islandese, gli alberghi fanno a gara per offrire a Fischer le loro migliori suite e una troupe per un documentario sull’Islanda lo segue dappertutto: sembra che dopo anni di cattiva pubblicità, Fischer abbia finalmente trovato una patria dove non può fare nulla di
sbagliato.
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